Month: February 2014

La pochette da giacca non è un “optional”

Cari lettori, avrete ormai capito che la “pochette” e’ per me ciò che i numeri sono per la matematica…
A molti potrà sembrare “un accessorio”, qualcosa “in più” che può anche non essere presente nel proprio armadio. Rispondo subito…punti di vista! Immagino (e dico immagino) che nessuno di noi uscirebbe di casa senza pantaloni, mentre senza pochette si, ed il punto cruciale, a mio avviso, è proprio questo; tutto ciò che non è necessario lo possiamo definire superfluo? Bene, allora la “pochette” è proprio quel superfluo che fa la differenza tra “coprirsi” e “vestirsi”.

La “pochette” è l’essenza di questo pensiero…

L’argomento richiama due ordini di considerazioni che ognuno di noi avrà  sicuramente fatto prima di indossarne una.

La prima è l’abbinamento. Spazziamo via ogni dubbio e diciamo che la “pochette” si può abbinare alla camicia, ma non deve essere obbligatoriamente dello stesso identico colore e trama. L’unica cosa che eviterei, invece, è di  legarla cromaticamente alla cravatta, nonostante le tentazioni, soprattutto nel periodo natalizio sono tante….chi non ha mai ricevuto una scatola con cravatta e “pochette” abbinata? Ovvove!!

Per il resto siamo in una zona grigia dei dettami della moda…qui le regole non sono rigide e l’unica cosa che veramente conta è l’effetto globale dell’outfit, che deve essere armonizzato dalla “pochette”, non mortificato.

La seconda considerazione riguarda il modo di ripiegarla nel taschino. Anche qui grande spazio alla fantasia, che può spingersi oltre le classiche forme geometriche quadrate o a punta, sconfinando anche in una sorta di “disordine” casuale che mi piace pensare, rispecchi quello interiore 🙂 Il Furio di “Bianco, Rosso e Verdone” lo ripiegherebbe senz’altro quadrato, vero Magda??

28/02/2014

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A due o più punte

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A punta singola, al centro

Personalmente mi piace così, “finto” disordinato, in quanto mi sembra che dia un po’ di “movimento” alla giacca, senza per questo spezzarne l’armonia.

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28/02/2014

Infine, lasciatemelo dire, la pochette ha una valenza anche psicologica poiché indossarla e’ spesso sinonimo di sicurezza del suo proprietario, non affatto intimidito dal sembrare a volte spavaldo o fuori luogo…ma d’altronde la moda e’ anche questo, altrimenti basterebbe un saio per uscire di casa, no? E allora osiamo!

Dimenticavo…l’unica cosa veramente vietata in fatto di “pochette” e’ usarla come un fazzoletto vero, a meno che non incrociate per la strada una ragazza (anche brutta mi raccomando!) che piange o guardate con vostro figlio “Lilli e il vagabondo”… 😉

Have a great week end!

Smoking…attenti a non scivolare!

In molti pensano che lo smoking da uomo sia un abito da mettere durante una cerimonia….nulla di più sbagliato. Il “tuxedo”, come lo chiamano gli americani, si potrebbe definire l’abito da sera per lui. Non si indossa in tutte le occasioni, ma solo quando l’invito (black tie) lo richiede espressamente.

Le poche regole per essere eleganti e mai fuori luogo con uno smoking possono essere sintetizzate in Quando: solo quando l’invito lo richiede espressamente (black tie) e mai prima delle ore 18, ma sopratutto mai alla comunione di vostra cugina o al matrimonio del vostro amico…sareste troppo visibili per “svigniarvela” prima 😉 …., avete capito che nei matrimoni et similia non va mai messo lo smoking…ma di matrimonio ne riparleremo…sono un “esperto”…Colore: sempre nero, con piccolissime aperture al blu scurissimo o al bianco naturale se l’evento è all’aperto. Giacca: possibile il doppio petto ma consiglio in questi casi il monopetto  con un bottone solo. I “revers” devono essere di seta, a punta di lancia oppure con collo a scialle.

27/02/2014

Pantaloni:  con la cucitura esterna della gamba coperta da una banda di seta. Vietato il risvolto e qualora si indossi la giacca bianca il pantalone deve essere sempre scuro. Camicia: bianca in “piqué” o in “twill” doppio ritorto con polsini doppi, solo in estate in misto lino. Le camicie da smoking possono avere un’abbottonatura a vista oppure (meglio) nascosta; in quest’ultimo caso di parla di “sparato” sul davanti, ossia  un’aggiunta di tessuto che forma pieghe verticali che arriva fino in vita ma non oltre per evitare rigonfiamenti all’interno dei pantaloni….non fate i maliziosi… 🙂

27/02/2014
Il colletto della camicia da smoking può essere un collo classico, meglio se a punte corte ed aperte per la sistemazione del papillon, oppure un colletto con le “alette”.

27/02/2014

Cravattino: proprio perché l’occasione in cui si indossa si chiama “black tie”, deve essere nero. Mai bianco perché è il colore riservato al “frac”. Il papillon dovrebbe essere sempre annodato a mano, ma se proprio non ci riuscite ne esistono in commercio già belli e pronti, però perderete almeno 100 punti quando ve lo toglierete davanti ad una signora…soprattutto se legge quest’articolo; è come fare il brodo con la gallina o comprare quello in cubetti della star…capito il senso?? 🙂

27/02/2014

Fazzoletto da taschino: c’è chi lo consiglia, magari ripiegato a tre punte, a me però sullo smoking non piace perché rovina la simmetria che si crea tra le due parti della giacca, soprattutto quando quest’ultima è ad un solo bottone. Fusciacca: o “cummerbund” è la fascia che si mette per coprire la pancia…consiglio di prenderla elastica se mettete lo smoking a cena… Calze: rigorosamente nere e lunghe al ginocchio, meglio se in filo di scozia e mai quelle dentro i pacchetti multipli che costano meno…non fate i “taccagni” è una serata black tie!!

Scarpe: nere modello Oxford di vernice, anche se i più giovani (mi ci metto dentro o no?) mettono anche delle “slippers” in seta o velluto, vero “must” di quest’anno…

27/02/2014

Oxford in vernice

Slippers

Slippers in velluto

Infine se dobbiamo acquistare uno smoking (mai noleggiarlo!), dobbiamo cercare di farlo durare il più a lungo possibile, per cui diciamo che dovrebbe avere “revers” a lancia o a scialle, in “gros-grain” e non di raso, che è delicato e subisce gli effetti del tempo. La giacca deve essere mono petto, a due bottoni, o anche ad uno (la preferisco). Finita la serata, una volta che la vostra lei (o il vostro lui…rispetto per i gusti!)  ve lo avrà strappato di dosso, conservatelo appeso in una sacca anti tarme e lavatelo a secco solo una volta l’anno. Se poi è troppo rovinato chiedete i danni alla vostra/o compagna/o 😉

Happy thursday!

Double breasted…questo sconosciuto

E’ da un po’ di tempo, che il mondo della moda maschile, ma anche femminile sta cercando di dare nuova vita ad un capo che i nostri genitori, ed ancor più i nostri nonni, consideravano un “must have” senza compromessi. Mi riferisco alla giacca “doppio petto” (double breasted).

Gli anni trenta, quaranta e cinquanta sono pregni di uomini con la sigaretta o il sigaro in bocca che ammiccano a “tombeur de femmes” avvolti nel loro doppio petto dall’aria vissuta. Sono gli anni del proibizionismo in America e del “pre-boom” italiano nei quali era facile incontrare uomini in doppio petto nella vita di tutti i giorni; magari si possedeva un solo abito o al massimo due, ma quell’unico abito veniva portato con fierezza e portamento.

Oggi, a mio avviso, basterebbe un po’ di quella fierezza e sicurezza che avevano i nostri nonni per essere affascinanti anche con un paio di jeans…ma forse mi sbaglio…

Poi vennero gli anni 60 e con loro una rinnovata voglia di cambiamento e di praticità che fece abbandonare a noi “maschetti” il doppio petto in favore nel “mono”, più semplice da portare e più pratico in tutte le occasioni. Ed in poco meno di un decennio, gli anni 60 hanno mandato in soffitta il glorioso double breasted.Certo non sono mancati esempi di “resistenti” che hanno continuato a portare il loro baluardo di eleganza senza tempo anche negli anni 60 e 70, ma hanno rappresentato “una nicchia” di mercato, ormai invaso da colletti bianchi in abiti mono petto “sfreccianti” nelle loro Fiat 1100.

Tornando ai giorni nostri, mi è capitato di recente di partecipare come spettatore, ad un convegno di aggiornamento  professionale, e non ho potuto non costatare che su una platea quasi esclusivamente maschile di oltre 300 persone, ci sarà stato si è no un doppio petto in giro…il mio :-) Questa osservazione della realtà mi ha dato lo spunto per scrivere questo articolo e per cercare di diffondere “il verbo” del “double breasted“, o almeno per dire…esiste un’alternativa alla mono…tonia..

La giustificazione che sento più spesso parlando con amici di questo capo è che non si ha il fisico per poterselo”permettere”. Io ritengo, invece che oggi, non abbiamo più quelle divise rigide e dritte di 50 anni fa con le spalle da gladiatore…gli stilisti si stanno impegnando molto per “alleggerire”, accorciare e rendere fruibile ogni giorno la giacca doppio petto; più che altro ne farei un discorso di sicurezza interiore e predisposizione psicologica a portarlo bene, unita anche ad una discreta dose di egocentrismo…. ecco allora che, se dubitate di avere queste caratteristiche, allora si, lasciate stare il “doppio petto”!

Mi perdonino gli storici ed i sociologi per la superficialità con cui ho parlato di 50 anni di storia in due righe…ma l’oggetto dell’articolo è il double breasted, non la storia d’Italia, per cui ora cerchiamo di dare alcuni punti fermi sulle caratteristiche che la giacca doppio petto deve avere. Diciamo subito che non mi soffermo sulle differenze che si possono trovare tra i vari modelli di giacca (spalla,revers, patta, collo, etc.) che andrò ad analizzare un’altra volta, e che sono comuni anche alle giacche “mono petto”, ma dei tratti distintivi del capo double, rispetto al single.

Si parla di doppio petto tutte le volte in cui l’abbottonatura della giacca non è centrale, bensì si colloca sul lato (destro per gli uomini e sinistro per le donne). Esistono innumerevoli “tipi” di doppio petto, che si distinguono principalmente per il numero di bottoni. 

Il “classico” è il 6 bottoni, dove sono due quelli che si allacciano (uno esterno ed uno interno sullo stesso lato), mentre quelli superiori, di solito sfalsati per riprendere la linea dei risvolti, sono ornamentali, così come quelli inferiori, di cui uno sarebbe allacciabile ma con dubbio esisto estetico.

Più delle parole un disegno descrive meglio le varie opzioni di abbottonatura della giacca doppio petto:

26/02/2014

In foto il classico 6 bottoni, il più bello a mio avviso (si sono di parte anche perché la giacca in foto è la mia!)

26/02/2014

Ma perchè quest’articolo sul “doppio petto”? Semplicemente per dire che oggi mi andava di indossare questa giacca…l’ho fatta difficile? Beh allora vi dico, che secondo alcune statistiche che ho letto in rete, con specifico riferimento ai blog, i lettori mediamente rimangono sempre molto poco a leggere, circa 96 secondi, dico mediamente. Non e’ un gran lasso di tempo, se pensiamo che alcuni articoli sono piuttosto lunghi. Di conseguenza, molti blogger accorciano gli articoli dentro a questa misura temporale di lettura, magari non esprimendo tutto ciò che vorrebbero proprio per i ristretti “tempi tecnici”….beh io non mi intendo di giornalismo e di quanto deve essere lungo un articolo, dico solo che se siete arrivati fino a questo punto vuol dire che va bene! Per premio (che presuntuoso che sono!) metto una foto del mio outfit di oggi, in cui, guarda caso, indosso una giacca double breasted :-)

Happy Wednesday!

26/02/2014

 

Tartan…facciamola semplice

 Oggi mi sono svegliato “tartan”…e quindi? Cerco di spiegarmi con un esempio fotografico:

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Ho messo questa giacca di Geremia (57% lana – 43% cotone) che a volte dimentico nell’armadio perché di difficile abbinamento. Il tartan, infatti lo reputo un disegno abbastanza sportivo ma nello stesso tempo, dati i molteplici colori, anche “vistoso”. Completano il capo due toppe di colore verde e rosso che riprendono puntualmente i colori della giacca, e ne rappresentano probabilmente il tratto distintivo e che, insieme a bottoni ed asole rosse lo rendono un capo “interessante”.

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Discorso asole maniche: personalmente preferisco aprire solo il quarto bottone, o al massimo il terzo. Infatti, ritengo che in orario di “ufficio” i bottoni delle asole non debbano mai essere aperti oltre…il discorso cambia al calar del sole, magari davanti ad un aperitivo dove il relax prende il posto della cravatta e la voce diventa più bassa…ma questo è un altro discorso, perchè si sa, la sera le regole sono diverse…e comunque, per inciso, non metterei mai una giacca in tartan la sera…

Happy tuesday!

Cos’è il “tartan”: è un particolare disegno dei tessuti in lana delle Higland scozzesi. Questo disegno, che in Italia si chiama scozzese è ottenuto con fili di colori diversi che si ripetono con uno schema definito, uguale sia nell’ordito che nella trama, denominato sett. L’armatura del telaio per tessere il tartan è la saia. I blocchi di colore si ripetono verticalmente e orizzontalmente in un modello distintivo di quadrati e linee che, intrecciandosi, danno l’apparenza di nuovi colori miscelati da quelli originali.

 

Moda uomo: pantaloni sempre più stretti e corti

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E’ da un po’ che osservo come nelle collezioni di quasi tutti gli stilisti nazionali e non, c’è un’ ormai consolidata tendenza ad accorciare l’orlo dei pantaloni ed a stringere il fondo al di sotto dei classici canoni di buon gusto ed eleganza.

Ora, al di là di giudizi meritori, mi soffermo sul confrontare ciò che era e ciò che è. Non cito alcuna bibliografie o studio accademico, quindi o vi fidate oppure pazienza…fino a qualche anno fa si diceva che l’orlo dei pantaloni doveva “appoggiare” sulla scarpa fino addirittura a coprirla per i 2/3 e, di conseguenza la larghezza del fondo del pantalone era abbondantemente sopra i 20 cm, proprio per consentire al pantalone di coprire la scarpa. E non mi riferisco agli anni 70 ed alla moda dei pantaloni ” a campana” ma mi colloco, in questa osservazione, intorno alla metà degli anni 90.

Oggi il concetto di pantalone “sartoriale” si è, a mio avviso, un po’ confuso con quello di pantalone “stretto”. I canoni odierni manterrebbero (il condizionale è d’obbligo) ancora una certa “dignità” e salvo esaltazioni di qualche “stilista” ancora oggi il buon vecchio sarto ci consiglierebbe di non osare troppo sia a livello di lunghezza che di fondo gamba. Almeno il mio è solito dire così…con l’aggiunta “poi fai tu…”, ed lì che sbaglia!

Se però guardiamo le riviste di moda (guardiamo? riviste? come sono antico!) il pantalone non tocca neanche più la scarpa, anzi nel migliore dei casi la sfiora..nel peggiore lascia anche un paio di abbondanti centimetri di calza (quando c’è) in bella in vista.

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Inoltre la larghezza del fondo del pantalone scende a vista d’occhio e se, fino ad un paio di anni fa un fondo 17,50/18,00 cm era “ok” oggi sembra verosimilmente largo. Infatti, inutile dirlo ma ormai il fondo “veleggia” verso i 16 cm e bisogna stare attenti la sera, quando ci sfiliamo i pantaloni, a che non ci sia nessuno intorno, perché l’operazione potrebbe diventare ardua e pericolosa…

Ora, io non entro nel merito, perché se dico che sfilare i pantaloni diventa arduo è perché l’ho provato sulla mia pelle! Allora, in questi casi consiglio un fondo stretto (appunto sotto i 17 cm) solo se il pantalone ha una percentuale di “elastane” che ne consente un certo agio, in fase di utilizzo. Per quanto riguarda la lunghezza consiglio di mantenersi almeno rasenti alla scarpa in tutte quelle occasioni formali in cui sono presenti zie, nonne e così via, al fine di non dover dare troppe spiegazioni, comunque a loro poco comprensibili, o magari ad un colloquio di lavoro..

Nonostante queste raccomandazioni ecco come vado in giro io….pantalone sopra la caviglia con fondo 16 cm..tanto non avevo colloqui di lavoro o incontri di famiglia 😉

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Ultima riflessione riguarda il risvolto dei pantaloni che io preferisco fare sempre in quelli formali (tranne lo smoking), lasciando libertà di scelta in quelli più casual. Il risvolto  lo faccio da 4 cm ma molto dipende dall’altezza della persona; più si è bassi più il risvolto alto accorcia la figura. In ogni caso, a prescindere dall’altezza non andrei mai oltre i 4 cm.

Non voglio aprire il discorso “calzino si, calzino no” perché sarà oggetto di un altro post..per ora mi limito a dire…rispettiamo le stagioni please! In inverno i calzini mettiamoli, a meno che non siamo scappati di casa per un incendio o un terremoto…

Alla prossima!