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Social power…avatar o realtà? – parte 1 –

Chi non vorrebbe essere una persona interessante, magnetica, di successo? In molti ci credono, in pochi lo sono realmente. Il concetto oggi sembra spostarsi da un lato prettamente caratteriale e reale ad un aspetto squisitamente “social” e virtuale. Si assiste sempre più ad uno sdoppiamento delle due personalità, una rappresentata dalla vita “vera”, l’altra dal profilo sui “social media” e, di conseguenza, dalla credibilità che abbiamo nella rete.

Limitandoci a questo secondo aspetto, essere “socialmente interessanti”, porta con se uno stuolo di “followers” che seguono ogni mossa del personaggio mediatico, rendendolo di fatto dotato di “social power”, e quindi capace di influenzare le masse, determinandone gusti, scelte, e soprattutto comportamenti legati ai consumi. Il nuovo potere è nelle loro mani! E come sempre il potere rappresenta la quintessenza dell’uomo/donna di successo, dal momento che nella gerarchia dei desideri viene messo spesso prima del “Dio” denaro, che diventa, per conseguenza, corollario del primo.

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Tuttavia, ritengo che per acquisire il “social power” bisogna andare a scuola nella vita reale perché, non dimentichiamolo…prima di tutto siamo persone e solo dopo, forse…personaggi.. 🙂

Pertanto mi sono divertito ad individuare alcuni punti su cui lavorare, per tirare fuori il lato più “interessante” di ciascuno, così da porre le basi anche per il successo “mediatico”. Come vedrete, spesso si tratta semplicemente di usare le c.d. “buone maniere” che oggi sembrano essere dimenticate un po’ da tutti.

Curiosi? No? A posto così allora 🙂 …se invece lo siete dovrete aspettare, se lo vorrete, il prossimo articolo 😉

A presto!

Aboutaman

Follow the fashion and (or) dress well

Seguire la moda o vestire bene? A volte si confondono questi due concetti fino al punto da considerare commutativa la loro interazione.

Seguire le mode, a volte può sfociare in una vera e propria malattia chiamata, “sindrome da shopping compulsivo”. Non credo di sbagliare dicendo che questa malattia è figlia dei nostri tempi, ed è quotidianamente alimentata dal marketing e dai media che ci impongono sempre nuovi modelli di riferimento. E’ chiaro ovviamente che, dietro l’ossessione compulsiva all’acquisto si nascondono spesso dei problemi psicologi che trascendono dal concetto puro di cui stiamo parlando, però dobbiamo aver presente che questo potrebbe essere l’estremo punto di arrivo quando si cade nella frenesia e nell’insicurezza personale.

Vestire bene, invece, non ha controindicazioni, e già questo pone i due concetti su piani completamente differenti.

Ma come si fa nella pratica a non confondere il “seguire la moda” con il “vestire bene”. E’ una distinzione di non poco conto che richiede una cultura ed un’autostima decisamente “forti”; tuttavia una volta fatta “nostra” ci permetterà di dimenarci nella ragnatela delle sollecitazioni che la moda ci propone, aiutandoci a prenderne solo i lati positivi, senza viverla come una sorta di “rigido dettame”. Molte tendenze nascono, infatti dal nulla, ed è sufficiente che a lanciarle sia un attore o cantante, per renderle “virali” ed immediatamente desiderabili, fino a diventare un must have, con conseguente “strisciata” della carta di credito. Ma cos’è un must have ? Per rispondere ci basta fare una passeggiata per le vie del centro. Quante ragazze più o meno cresciute indossano un “hot pants”? Ormai sono praticamente presenti su ogni bacino femminile che si rispetti…ma è vero il contrario? Cioè l’hot pants è contento di stare su tutti i bacini?  Forse risponderebbe di no, se venisse interpellato, ma se il capo diventa, appunto, un “must have” non c’è scampo! Può capitare che il cieco desiderio abbia la meglio sulla blanda ragione e così…

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Ok

Meno ok

Meno ok 😉

Nel mondo maschile le cose non vanno meglio, anzi ormai vi è la radicata tendenza a portare gli abiti di una taglia in meno ma, direte voi, che c’è di male? Nulla, tranne quando si viene puntati da qualche bottone in partenza!! Sopra certe camicie dovrebbero scrivere: vietato sedersi! Idem accade anche per i pantaloni, con l’ormai consacrata tendenza a stringerli fino a mettere a repentaglio la propria capacità riproduttiva!

Ma cos’è che crea la moda? La risposta è complessa ma, forse, si potrebbe sintetizzare con un sostantivo: desiderio. In tal modo introduciamo un altro elemento che, a mio avviso andrebbe tenuto in considerazione quando si decide di “seguire una moda”. Infatti vi è di fondo una necessità di omologarsi, di sentirsi parte di un mondo non proprio, e vestendo in un certo modo, si pensa di poter essere come non si è. Rileggendo quest’ultima frase dovrebbe apparire chiara la contraddizione, ossia cercare di assomigliare a qualcuno per avere la stima e l’ammirazione altrui. Giorni fa, parlando con alcuni amici ragionavamo su chi, dignitosamente, tutte le mattine prende un treno, o un mezzo pubblico per andare a lavorare. In questi casi, come facciamo ad immaginare un outfit da “cartellone pubblicitario”? Ad esempio ho notato che sta tornando di moda la mantella da uomo e già nelle riviste specializzate ed in molte passerelle delle recenti fashion week si sono visti uomini indossarle disinvoltamente. Se volessi indossare la mantella in questione potrei continuare a prendere il treno? Quante chance avrebbe la mia mantella di sopravvivere al tragitto?

Tutto questo per dire, va bene, l’offerta è molto ampia e le sollecitazioni sempre più spinte, ma credo che per essere veramente “alla moda” dobbiamo sentirci bene nei “nostri” abiti, scegliendoli non solo perché indossati da altri, ma perché rappresentano realmente il nostro “io”. Ritengo, infatti che siamo vestiti bene tutte le volte che l’abito parla per noi come un’immagine riflessa di ciò che siamo, e se così facendo ci diranno che non siamo “trendy”, possiamo sempre rispondere che le mode passano, il buon gusto, resta!

Aboutaman

Tartan…facciamola semplice

 Oggi mi sono svegliato “tartan”…e quindi? Cerco di spiegarmi con un esempio fotografico:

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Ho messo questa giacca di Geremia (57% lana – 43% cotone) che a volte dimentico nell’armadio perché di difficile abbinamento. Il tartan, infatti lo reputo un disegno abbastanza sportivo ma nello stesso tempo, dati i molteplici colori, anche “vistoso”. Completano il capo due toppe di colore verde e rosso che riprendono puntualmente i colori della giacca, e ne rappresentano probabilmente il tratto distintivo e che, insieme a bottoni ed asole rosse lo rendono un capo “interessante”.

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Discorso asole maniche: personalmente preferisco aprire solo il quarto bottone, o al massimo il terzo. Infatti, ritengo che in orario di “ufficio” i bottoni delle asole non debbano mai essere aperti oltre…il discorso cambia al calar del sole, magari davanti ad un aperitivo dove il relax prende il posto della cravatta e la voce diventa più bassa…ma questo è un altro discorso, perchè si sa, la sera le regole sono diverse…e comunque, per inciso, non metterei mai una giacca in tartan la sera…

Happy tuesday!

Cos’è il “tartan”: è un particolare disegno dei tessuti in lana delle Higland scozzesi. Questo disegno, che in Italia si chiama scozzese è ottenuto con fili di colori diversi che si ripetono con uno schema definito, uguale sia nell’ordito che nella trama, denominato sett. L’armatura del telaio per tessere il tartan è la saia. I blocchi di colore si ripetono verticalmente e orizzontalmente in un modello distintivo di quadrati e linee che, intrecciandosi, danno l’apparenza di nuovi colori miscelati da quelli originali.