pantaloni

Finamore…dalla camicia in poi…

Cari readers,

era, il 1925 quando la Signora Carolina decise d’impiantare il suo primo laboratorio nel centro antico di Napoli. Cuciva camicie per una clientela selezionata ed accorta secondo le regole dell’alta sartoria partenopea che, in fatto di eleganza, dettava legge in tutto il mondo. 

Quelle regole e quell’abilità sono state trasferite al figlio Alberto ed alla moglie Stefania che intorno agli anni ’60 aprono il loro primo grande laboratorio a San Giorgio a Cremano, paese confinante con il capoluogo campano. Alberto è dotato di spiccato senso imprenditoriale e coadiuvato dall’esperienza della moglie Stefania nata anch’essa in questo mestiere, traducono in azienda l’espressione sartoriale. La combinazione di cultura e macchinari altamente sofisticati, rende l’azienda di famiglia tra le più avanzate ed all’avanguardia. 

Jay 8 (1)

E’ negli anni ’90 con l’ingresso della terza generazione che l’azienda arriva ad una vera e propria svolta. Simone, Paolo, Andrea ed Annamaria sono praticamente cresciuti tra gli scampoli di tessuto, tra le “filosofie” del buon vestire, tra le signore sedute a capo chino perché impegnate a rifinire a mano i capi poggiati sulle gambe … Tutta questa “dedizione” ha fatto si che l’azienda Finamore si contraddistinguesse per il gusto delle sue creazioni e per la bellezza che soltanto  i capi ricchi di dettagli come questi sanno dare. Oggi il “mondo di Carolina” si è molto allargato e i prodotti di quella che è diventata una griffe internazionale sono distribuiti nelle più prestigiose ed esclusive boutiques di abbigliamento multibrand e department store nel mondo. Alle camicie sono state affiancate le collezioni di total look con giacche totalmente destrutturate, di pantaloni, cravatte ed accessori.

image image (4) image (3)image (5) image (6)image (7)

SIMONE034collo Le camicie 

Le camicie sono caratterizzate da lavorazioni tradizionali e manuali che le rendono uniche ed esclusive. E’ meraviglioso assistere agli intrecci dei fili nel cucire le asole ed alla bellezza del “mezzo punto” sulla spalla. Soltanto chi è radicato in queste realtà ha la fortuna di poterle vedere. Questo è quello che contraddistingue i prodotti napoletani da quelli confezionati altrove. Il gusto e la manualità nell’eseguire certe operazioni che tutto il mondo invidia. La terza generazione ha saputo alzare ancora di più il livello qualitativo dei prodotti non solo utilizzando  i migliori tessuti, ma riuscendo a coniugare e trasformare il classico in un prodotto rivisitato.

SIMONE044Asola SIMONE046bOTTONE Le camicie Finamore sono cucite ancora secondo i canoni del passato dove non esistevano le macchine e si cuciva con le mani per dare il giusto rinforzo ai punti più delicati come le asole ed il travettino alla manica. Il giro manica è cucito a mano per dare alla camicia quella speciale insellatura che dona al capo morbidezza e vestibilità ideale.

Il collo è attaccato a mano per donare il giusto garbo alla camicia quando è indossata, mentre le speciali “grinzette” sulla manica sono una chicca speciale del capo sartoriale, che Finamore sa interpretare in modo magistrale. Alla prossima!

Aboutaman

IMG_2422 (1)

Giro Manica attaccato a mano. Attaccatura alta per dare slancio alla linea.

IMG_2425

Polsino stondato, attaccatura del bottone leggermente spostata verso l’alto per dare spazio all’orologio.

Pitti brands

Dear readers the edition no. 86 of Pitti Uomo just completed, has received more than a thousand exhibitors; among them caught my attention a few brands with classic tastes, suitable, in my view, street style contemporary. And ‘the case of Luigi Lardini, whose eponymous brand is supported by the line LARDINI RVR that is “reversible”, which allows you to have two heads into one. Great attention to the environment with the classic box packaging which is replaced by a more sympathetic and green “bag” can also be used as a small pillow.

______

Cari readers l’edizione n. 86 del Pitti Uomo appena conclusa, ha accolto oltre mille espositori; tra questi hanno attirato la mia attenzione alcuni brands dal gusto classico, adatti, a mio avviso, allo street style contemporaneo. E’ il caso di Luigi Lardini, il cui brand omonimo è affiancato dalla linea LARDINI RVR ossia “rovesciabile”, che permette di avere due capi in uno. Grande attenzione all’ambiente con il classico box del packaging che viene sostituito da un simpatico e più green “sacchetto” utilizzabile anche come piccolo cuscino.

IMG_5617 IMG_5618

Large and well set up booth TOMBOLINI as they celebrate 50 years of history, a modern interpretation of a classic for the man who does not like too much of transgressions, but is attentive to changes in the style and proportions of men’s clothing.

______

Grande e ben allestito lo stand di TOMBOLINI che, celebrando i 50 anni di storia, ripropone in chiave moderna un classico per l’uomo che non ama troppo le trasgressioni, ma è attento ai cambiamenti dello stile e delle proporzioni dei capi maschili.

IMG_5619IMG_5645tombolini

Car Shoe offers variants camouflage in its classic driving loafer with rubber, a must for the summer, perfect with jeans, but also in a sports suit.

______

Car shoe propone in varianti camouflage il suo classico mocassino da guida con gommini, un vero must per l’estate, perfetto con il jeans ma anche sotto un abito sportivo.

IMG_5673IMG_5669

Very unique and well-groomed jackets TAGLIATORE posing in absolute actuality vest “ton sur ton” or geometric contrast that makes it instantly recognizable these garments made ​​in italy.

______

Molto particolari e ben curate le giacche di TAGLIATORE che propone in assoluta attualità il giletton sur ton” o a contrasto geometrico che rende immediatamente riconoscibili questi capi made in italy.

IMG_5686tagliatore

A nice surprise was the brand BERWICH, whose pants entirely made ​​in Italy by a small company in the province of Taranto, representing exactly the spirit of Italian craftsmanship, combined with the taste for simple things, well done.

______

Una bella sorpresa è stato il marchio BERWICH, i cui pantaloni totalmente fatti in Italia da una piccola azienda in provincia di Taranto, rappresentano esattamente lo spirito dell’artigianalità italiana, unita al gusto per le cose semplici e ben fatte.

IMG_5683BERWICH IMG_5679

Inevitable CHURCH’S, historic British brand of shoes that repeats its classic, timeless and manicured in detail. Very beautiful monkstrap a single buckle suede colors typical summer.

______

Immancabile CHURCH’S, storico marchio di scarpe inglesi che ripropone i suoi grandi classici, sempre attuali e curatissimi nei particolari. Molto belli i monkstrap a fibia singola in camoscio con colori tipicamente estivi.

IMG_5666 IMG_5665

Finally, there is now more than a decade at the foot of the “right” GALLO Named Leader in the field of colorful socks for men, offering a variety of colors, stripes and patterns in which to lose sight of an eye.

______

Infine, presenti ormai da oltre un decennio ai piedi “giusti”, GALLO si riconferma leader nel settore delle calze colorate da uomo, offrendo una varietà di colori, righe e fantasie in cui perdersi a vista d’occhio.

IMG_5867cats

See you soon!

Alla prossima!

Aboutaman

 

Ph credits: Fabrizio D’Orazi

Taste of sea…

Il calendario segna primavera ma nell’aria c’è già voglia d’estate e così ecco qualche scatto in riva al mare…temperatura 18° e leggera brezza ancora non invitano alla prova costume, ma ho avuto la sensazione di “evadere” dal cemento della città e spero di trasmettere anche a voi un po’ di questo “taste of sea”. 😉

Enjoy!

Wearing:

Pants: #Henry cotton’s tailored
Shirt: #Erreffe Rome  tailored 
Raincot: #Henry cotton’s double face
Shoes: #Church’s  blakeney brown
Cardigan: #Fire Trap 
Belt: #Eredi Pisanò
Sunglasses: Assoluto “my way”

Aboutaman

IMG_4200Fotor040521069IMG_4256 (1)

 

IMG_4234 IMG_4257IMG_4235 IMG_4241  IMG_4229IMG_4293IMG_4291IMG_4264IMG_4265IMG_4246IMG_4244IMG_4211IMG_4208IMG_4198IMG_4194IMG_4187IMG_4180

Follow the fashion and (or) dress well

Seguire la moda o vestire bene? A volte si confondono questi due concetti fino al punto da considerare commutativa la loro interazione.

Seguire le mode, a volte può sfociare in una vera e propria malattia chiamata, “sindrome da shopping compulsivo”. Non credo di sbagliare dicendo che questa malattia è figlia dei nostri tempi, ed è quotidianamente alimentata dal marketing e dai media che ci impongono sempre nuovi modelli di riferimento. E’ chiaro ovviamente che, dietro l’ossessione compulsiva all’acquisto si nascondono spesso dei problemi psicologi che trascendono dal concetto puro di cui stiamo parlando, però dobbiamo aver presente che questo potrebbe essere l’estremo punto di arrivo quando si cade nella frenesia e nell’insicurezza personale.

Vestire bene, invece, non ha controindicazioni, e già questo pone i due concetti su piani completamente differenti.

Ma come si fa nella pratica a non confondere il “seguire la moda” con il “vestire bene”. E’ una distinzione di non poco conto che richiede una cultura ed un’autostima decisamente “forti”; tuttavia una volta fatta “nostra” ci permetterà di dimenarci nella ragnatela delle sollecitazioni che la moda ci propone, aiutandoci a prenderne solo i lati positivi, senza viverla come una sorta di “rigido dettame”. Molte tendenze nascono, infatti dal nulla, ed è sufficiente che a lanciarle sia un attore o cantante, per renderle “virali” ed immediatamente desiderabili, fino a diventare un must have, con conseguente “strisciata” della carta di credito. Ma cos’è un must have ? Per rispondere ci basta fare una passeggiata per le vie del centro. Quante ragazze più o meno cresciute indossano un “hot pants”? Ormai sono praticamente presenti su ogni bacino femminile che si rispetti…ma è vero il contrario? Cioè l’hot pants è contento di stare su tutti i bacini?  Forse risponderebbe di no, se venisse interpellato, ma se il capo diventa, appunto, un “must have” non c’è scampo! Può capitare che il cieco desiderio abbia la meglio sulla blanda ragione e così…

download

Ok

Meno ok

Meno ok 😉

Nel mondo maschile le cose non vanno meglio, anzi ormai vi è la radicata tendenza a portare gli abiti di una taglia in meno ma, direte voi, che c’è di male? Nulla, tranne quando si viene puntati da qualche bottone in partenza!! Sopra certe camicie dovrebbero scrivere: vietato sedersi! Idem accade anche per i pantaloni, con l’ormai consacrata tendenza a stringerli fino a mettere a repentaglio la propria capacità riproduttiva!

Ma cos’è che crea la moda? La risposta è complessa ma, forse, si potrebbe sintetizzare con un sostantivo: desiderio. In tal modo introduciamo un altro elemento che, a mio avviso andrebbe tenuto in considerazione quando si decide di “seguire una moda”. Infatti vi è di fondo una necessità di omologarsi, di sentirsi parte di un mondo non proprio, e vestendo in un certo modo, si pensa di poter essere come non si è. Rileggendo quest’ultima frase dovrebbe apparire chiara la contraddizione, ossia cercare di assomigliare a qualcuno per avere la stima e l’ammirazione altrui. Giorni fa, parlando con alcuni amici ragionavamo su chi, dignitosamente, tutte le mattine prende un treno, o un mezzo pubblico per andare a lavorare. In questi casi, come facciamo ad immaginare un outfit da “cartellone pubblicitario”? Ad esempio ho notato che sta tornando di moda la mantella da uomo e già nelle riviste specializzate ed in molte passerelle delle recenti fashion week si sono visti uomini indossarle disinvoltamente. Se volessi indossare la mantella in questione potrei continuare a prendere il treno? Quante chance avrebbe la mia mantella di sopravvivere al tragitto?

Tutto questo per dire, va bene, l’offerta è molto ampia e le sollecitazioni sempre più spinte, ma credo che per essere veramente “alla moda” dobbiamo sentirci bene nei “nostri” abiti, scegliendoli non solo perché indossati da altri, ma perché rappresentano realmente il nostro “io”. Ritengo, infatti che siamo vestiti bene tutte le volte che l’abito parla per noi come un’immagine riflessa di ciò che siamo, e se così facendo ci diranno che non siamo “trendy”, possiamo sempre rispondere che le mode passano, il buon gusto, resta!

Aboutaman

Moda uomo: pantaloni sempre più stretti e corti

English

E’ da un po’ che osservo come nelle collezioni di quasi tutti gli stilisti nazionali e non, c’è un’ ormai consolidata tendenza ad accorciare l’orlo dei pantaloni ed a stringere il fondo al di sotto dei classici canoni di buon gusto ed eleganza.

Ora, al di là di giudizi meritori, mi soffermo sul confrontare ciò che era e ciò che è. Non cito alcuna bibliografie o studio accademico, quindi o vi fidate oppure pazienza…fino a qualche anno fa si diceva che l’orlo dei pantaloni doveva “appoggiare” sulla scarpa fino addirittura a coprirla per i 2/3 e, di conseguenza la larghezza del fondo del pantalone era abbondantemente sopra i 20 cm, proprio per consentire al pantalone di coprire la scarpa. E non mi riferisco agli anni 70 ed alla moda dei pantaloni ” a campana” ma mi colloco, in questa osservazione, intorno alla metà degli anni 90.

Oggi il concetto di pantalone “sartoriale” si è, a mio avviso, un po’ confuso con quello di pantalone “stretto”. I canoni odierni manterrebbero (il condizionale è d’obbligo) ancora una certa “dignità” e salvo esaltazioni di qualche “stilista” ancora oggi il buon vecchio sarto ci consiglierebbe di non osare troppo sia a livello di lunghezza che di fondo gamba. Almeno il mio è solito dire così…con l’aggiunta “poi fai tu…”, ed lì che sbaglia!

Se però guardiamo le riviste di moda (guardiamo? riviste? come sono antico!) il pantalone non tocca neanche più la scarpa, anzi nel migliore dei casi la sfiora..nel peggiore lascia anche un paio di abbondanti centimetri di calza (quando c’è) in bella in vista.

cropped-2014-06-07-19-21-43.jpg 2014-07-13 17.07.03???????????????????????????????DSC00123 

Inoltre la larghezza del fondo del pantalone scende a vista d’occhio e se, fino ad un paio di anni fa un fondo 17,50/18,00 cm era “ok” oggi sembra verosimilmente largo. Infatti, inutile dirlo ma ormai il fondo “veleggia” verso i 16 cm e bisogna stare attenti la sera, quando ci sfiliamo i pantaloni, a che non ci sia nessuno intorno, perché l’operazione potrebbe diventare ardua e pericolosa…

Ora, io non entro nel merito, perché se dico che sfilare i pantaloni diventa arduo è perché l’ho provato sulla mia pelle! Allora, in questi casi consiglio un fondo stretto (appunto sotto i 17 cm) solo se il pantalone ha una percentuale di “elastane” che ne consente un certo agio, in fase di utilizzo. Per quanto riguarda la lunghezza consiglio di mantenersi almeno rasenti alla scarpa in tutte quelle occasioni formali in cui sono presenti zie, nonne e così via, al fine di non dover dare troppe spiegazioni, comunque a loro poco comprensibili, o magari ad un colloquio di lavoro..

Nonostante queste raccomandazioni ecco come vado in giro io….pantalone sopra la caviglia con fondo 16 cm..tanto non avevo colloqui di lavoro o incontri di famiglia 😉

2014-03-24 12.30.59DSC02097 ??????????????????????????????? DSC01868 DSC01752 10598755_571439162962722_1255242294_n IMG_0398

 

 

Ultima riflessione riguarda il risvolto dei pantaloni che io preferisco fare sempre in quelli formali (tranne lo smoking), lasciando libertà di scelta in quelli più casual. Il risvolto  lo faccio da 4 cm ma molto dipende dall’altezza della persona; più si è bassi più il risvolto alto accorcia la figura. In ogni caso, a prescindere dall’altezza non andrei mai oltre i 4 cm.

Non voglio aprire il discorso “calzino si, calzino no” perché sarà oggetto di un altro post..per ora mi limito a dire…rispettiamo le stagioni please! In inverno i calzini mettiamoli, a meno che non siamo scappati di casa per un incendio o un terremoto…

Alla prossima!