Month: March 2014

Social power…avatar o realtà? – parte 1 –

Chi non vorrebbe essere una persona interessante, magnetica, di successo? In molti ci credono, in pochi lo sono realmente. Il concetto oggi sembra spostarsi da un lato prettamente caratteriale e reale ad un aspetto squisitamente “social” e virtuale. Si assiste sempre più ad uno sdoppiamento delle due personalità, una rappresentata dalla vita “vera”, l’altra dal profilo sui “social media” e, di conseguenza, dalla credibilità che abbiamo nella rete.

Limitandoci a questo secondo aspetto, essere “socialmente interessanti”, porta con se uno stuolo di “followers” che seguono ogni mossa del personaggio mediatico, rendendolo di fatto dotato di “social power”, e quindi capace di influenzare le masse, determinandone gusti, scelte, e soprattutto comportamenti legati ai consumi. Il nuovo potere è nelle loro mani! E come sempre il potere rappresenta la quintessenza dell’uomo/donna di successo, dal momento che nella gerarchia dei desideri viene messo spesso prima del “Dio” denaro, che diventa, per conseguenza, corollario del primo.

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Tuttavia, ritengo che per acquisire il “social power” bisogna andare a scuola nella vita reale perché, non dimentichiamolo…prima di tutto siamo persone e solo dopo, forse…personaggi.. 🙂

Pertanto mi sono divertito ad individuare alcuni punti su cui lavorare, per tirare fuori il lato più “interessante” di ciascuno, così da porre le basi anche per il successo “mediatico”. Come vedrete, spesso si tratta semplicemente di usare le c.d. “buone maniere” che oggi sembrano essere dimenticate un po’ da tutti.

Curiosi? No? A posto così allora 🙂 …se invece lo siete dovrete aspettare, se lo vorrete, il prossimo articolo 😉

A presto!

Aboutaman

“Assoluto” sunglasses… made in Italy low price

L’altro giorno, essendo arrivato in anticipo ad un appuntamento, sono entrato in un negozio di ottica ed ho fatto un simpatico “incontro”. Si tratta di un paio di occhiali dal brand a me sconosciuto fino ad oggi, di nome “Assoluto”, principalmente orientato alla modelleria femminile; tuttavia ne ho trovati un paio della linea “my way” che richiamano i “wayfarer” della Rayban, e quindi del tutto unisex a mio avviso.

Sono interamente fatti in Italia, e molto piacevoli al tatto, quasi gommosi. La vestibilità è ottima e la lente molto riposante, ambrata e leggermente “mirror”.

Il prezzo? Farebbe sbiancare anche un venditore ambulante! Se vi interessa contattatemi in privato e vi darò ulteriori dettagli.

Nei prossimi outfit li vedrete indossati 🙂

Buona giornata…di sole!

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Happyness is simplicity!

Mattinata al parco con passeggiata, colazione e tanto sole..a volte basta poco per essere felici! 😉

Morning at the park with a walk, breakfast and lots of sun … sometimes it takes very little to be happy! 😉

What else??

Aspetto i vostri commenti 😉

Waiting for your comments 😉

Happy monday!

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Follow the fashion and (or) dress well

Seguire la moda o vestire bene? A volte si confondono questi due concetti fino al punto da considerare commutativa la loro interazione.

Seguire le mode, a volte può sfociare in una vera e propria malattia chiamata, “sindrome da shopping compulsivo”. Non credo di sbagliare dicendo che questa malattia è figlia dei nostri tempi, ed è quotidianamente alimentata dal marketing e dai media che ci impongono sempre nuovi modelli di riferimento. E’ chiaro ovviamente che, dietro l’ossessione compulsiva all’acquisto si nascondono spesso dei problemi psicologi che trascendono dal concetto puro di cui stiamo parlando, però dobbiamo aver presente che questo potrebbe essere l’estremo punto di arrivo quando si cade nella frenesia e nell’insicurezza personale.

Vestire bene, invece, non ha controindicazioni, e già questo pone i due concetti su piani completamente differenti.

Ma come si fa nella pratica a non confondere il “seguire la moda” con il “vestire bene”. E’ una distinzione di non poco conto che richiede una cultura ed un’autostima decisamente “forti”; tuttavia una volta fatta “nostra” ci permetterà di dimenarci nella ragnatela delle sollecitazioni che la moda ci propone, aiutandoci a prenderne solo i lati positivi, senza viverla come una sorta di “rigido dettame”. Molte tendenze nascono, infatti dal nulla, ed è sufficiente che a lanciarle sia un attore o cantante, per renderle “virali” ed immediatamente desiderabili, fino a diventare un must have, con conseguente “strisciata” della carta di credito. Ma cos’è un must have ? Per rispondere ci basta fare una passeggiata per le vie del centro. Quante ragazze più o meno cresciute indossano un “hot pants”? Ormai sono praticamente presenti su ogni bacino femminile che si rispetti…ma è vero il contrario? Cioè l’hot pants è contento di stare su tutti i bacini?  Forse risponderebbe di no, se venisse interpellato, ma se il capo diventa, appunto, un “must have” non c’è scampo! Può capitare che il cieco desiderio abbia la meglio sulla blanda ragione e così…

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Ok

Meno ok

Meno ok 😉

Nel mondo maschile le cose non vanno meglio, anzi ormai vi è la radicata tendenza a portare gli abiti di una taglia in meno ma, direte voi, che c’è di male? Nulla, tranne quando si viene puntati da qualche bottone in partenza!! Sopra certe camicie dovrebbero scrivere: vietato sedersi! Idem accade anche per i pantaloni, con l’ormai consacrata tendenza a stringerli fino a mettere a repentaglio la propria capacità riproduttiva!

Ma cos’è che crea la moda? La risposta è complessa ma, forse, si potrebbe sintetizzare con un sostantivo: desiderio. In tal modo introduciamo un altro elemento che, a mio avviso andrebbe tenuto in considerazione quando si decide di “seguire una moda”. Infatti vi è di fondo una necessità di omologarsi, di sentirsi parte di un mondo non proprio, e vestendo in un certo modo, si pensa di poter essere come non si è. Rileggendo quest’ultima frase dovrebbe apparire chiara la contraddizione, ossia cercare di assomigliare a qualcuno per avere la stima e l’ammirazione altrui. Giorni fa, parlando con alcuni amici ragionavamo su chi, dignitosamente, tutte le mattine prende un treno, o un mezzo pubblico per andare a lavorare. In questi casi, come facciamo ad immaginare un outfit da “cartellone pubblicitario”? Ad esempio ho notato che sta tornando di moda la mantella da uomo e già nelle riviste specializzate ed in molte passerelle delle recenti fashion week si sono visti uomini indossarle disinvoltamente. Se volessi indossare la mantella in questione potrei continuare a prendere il treno? Quante chance avrebbe la mia mantella di sopravvivere al tragitto?

Tutto questo per dire, va bene, l’offerta è molto ampia e le sollecitazioni sempre più spinte, ma credo che per essere veramente “alla moda” dobbiamo sentirci bene nei “nostri” abiti, scegliendoli non solo perché indossati da altri, ma perché rappresentano realmente il nostro “io”. Ritengo, infatti che siamo vestiti bene tutte le volte che l’abito parla per noi come un’immagine riflessa di ciò che siamo, e se così facendo ci diranno che non siamo “trendy”, possiamo sempre rispondere che le mode passano, il buon gusto, resta!

Aboutaman

Camicia “su misura” – il collo –

Dopo aver parlato di camicie in termini “filosofici” vorrei dare qualche suggerimento pratico per orientarsi verso una scelta “consapevole” nell’acquisto della propria camicia. In tutte le teorie ci sono delle ipotesi di partenza ed in questa, escludiamo il detto “more is better than less“, ossia la possibilità di avere un armadio “infinito”, che renderebbe superfluo qualsiasi consiglio…sarebbe come ordinare tutto il menù di un ristorante per esser sicuri di trovare qualcosa che ci piaccia 🙂 

Inquadrate le ipotesi di partenza ci chiediamo, perché partire dal colletto? Insieme al bordo dei polsini, il colletto è spesso l’unica parte visibile di una camicia, e di conseguenza la sua importanza è fondamentale, forse ancor più del tessuto e del colore. Di colli per camicia ne esistono tantissimi, e la rete è piena di elenchi più o meno probabili che sembrano, a chi scrive, più un esercizio di stile fine a se stesso, che non un concreto aiuto per chi si avvicina in questo mondo del “su misura”o della camicia in genere, ed ha le idee molto confuse, o non le ha affatto! 😉

Pertanto vorrei focalizzare l’attenzione su due sole tipologie di colli, in quanto rappresentano, da sole, l’80% della richiesta di mercato:

collo italiano e francese

Collo italiano

Caratterizzato da un angolo più chiuso di quello francese, rappresenta nelle sue molte varianti il classico che va sempre bene, sopratutto se scegliamo un abbigliamento formale.  Tuttavia, anche nel collo classico è possibile distinguere tra diverse varianti, più che altro differenti nella lunghezza delle punte, che ne fanno una camicia più o meno idonea alla cravatta. Nel collo italiano è sempre opportuno inserire le “stecche” per sostenerlo ma, a differenza del “francese”, in caso contrario il collo non subisce sgradevoli ripiegamenti su se stesso dato che è meno aperto e quindi meno soggetto a tale effetto. Personalmente consiglio sempre di indossare le stecche tutte le volte che l’occasione è formale e la camicia viene portata con la cravatta.  Inoltre il collo “italiano” richiede una cravatta non troppo larga, e con un nodo poco vistoso. Il collo italiano, se abbinato a due bottoni cuciti sulla camicia a chiuderlo (c.d. “botton down”) diventa più sportivo e decisamente adatto ad occasioni in cui la cravatta non è richiesta. Ne esistono varianti ad uno e due bottoni.

 
Italiano classico
E’ particolarmente indicato per chi ama portare la cravatta. 
Italiano aggiornato
Presenta dimensioni leggermente maggiori di quello standard. Adatto a camicie casual, da portare senza cravatta.
Italiano aperto
Della famiglia dei colli italiani è il più aperto, ideale da indossare slacciato per camicie di lino o sportive. 
Italiano chiuso
E’ un tipo di collo tradizionale, particolarmente distinto e adatto per cravatte con nodi piccoli. 
Italiano basso
Simile al collo “italiano classico” ma ancora più basso. Adatto per chi deve portare la cravatta tutti i giorni senza fastidi sul collo. 
Italiano basso punte corte
Collo italiano particolarmente piccolo e trendy. Da portare aperto o con cravatte rigorosamente strette. 
Italiano alto due bottoni
Perfetto per persone alte con collo particolarmente lungo e per gli amanti delle cravatte con grandi nodi vistosi. 
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Presenta le caratteristiche standard di questo tipo di collo. 
Button down alto due bottoni
Perfetto per persone alte con collo particolarmente lungo. 
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Collo francese

Caratterizzato da una linea decisamente più aperta, rispetto a quella italiana, rappresenta un tipo di collo elegante, con le punte molto ampie, ideali per nodi di cravatta importanti e voluminosi. Con questo tipo di collo è fondamentale la robustezza del tessuto e la presenza di “stecche” che mantengono le punte composte. Il collo francese esiste anche in variante molto aperta, che addirittura supera i 180° andando a rientrare, invece che rimanere appoggiato sul davanti. Molto apprezzato soprattutto se il resto dell’abbigliamento è ricercato, anche se va detto che lascia il nodo della cravatta molto scoperto.

 
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Francese punte corte
Si differenzia da quello francese per la lunghezza delle punte leggermente ridotte che lo rende più casual. 
Francese alto due bottoni
Perfetto per persone alte con collo particolarmente lungo e per gli amanti delle cravatte con grandi nodi vistosi.

Stecche: Abbiamo citato “le stecche” da inserire nel colletto e, quindi, è bene precisare che essa rappresenta quei 5-6 centimetri di materiale duro o semi-duro che viene inserito nella parte interna del colletto anteriore della camicia, andando a “supportare” le due ali, impedendo che queste ultime si ripieghino. A volte le stecche sono cucite nel colletto, altre volte, come accade nel “su misura”, si possono togliere o mettere, avendo le asole “aperte”. Mi raccomando, togliamole sempre prima di mettere la camicia in lavatrice!…Lo dico per esperienza 😉

Le stecche possono essere in materiale pregiato, ma non è necessario che lo siano, anche se i puristi le desiderano in madreperla in o metallo, più o meno prezioso, fin’anche d’oro… personalmente le uso in madreperla, anche se ne ho un paio in argento, evitando volutamente la plastica….è vero, sono nascoste ma è proprio per questo che appaiono ancora di più un “vezzo” che fa tanto “lusso”.

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Riprendendo la teoria iniziale, nella quale si è ipotizzato di avere un “budget” limitato nell’acquisto di camicie, ci chiediamo….qual’è il numero minimo per “coprire” il basic equipment?  Diciamo che, spaziando dal lavoro agli aperitivi, dalle cene alle serate eleganti, dalle gite fuori porta alle vacanze, la risposta è sempre….dipende. Tuttavia mi sento di dire che con circa dieci camicie nell’armadio ce la possiamo cavare in ogni situazione, a patto di sceglierle con cognizione. Nello specifico ne consiglio due bianche e due celesti (una chiara l’altra più scura) a tinta unita, una a righe bianche e bluuna a righe bianche e rosseuna a quadri, più sportiva, e poi due camicie in oxford (colori basici) con il collo “botton down”, adatte ad un uso più casual. Infine una camicia con il collo per smoking, nel caso se ne possieda uno. Il discorso di complica se introduciamo anche la variante “polsino”, fino ad ora volutamente tralasciata, in quanto la scelta tra “bottone” o “gemello” va ad arricchire ulteriormente il nostro fabbisogno “minimo”; per ovviare al problema, se delle due bianche una la facciamo confezionare con il polsino “a gemello”, siamo a posto 😉

Polsino con bottoni

Polsino con bottoni

Polsino per gemello

Polsino per gemello

At least but not last…inutile cercare una camicia che ci renda più belli…, è solo come ci sentiamo dentro ad esprimere ciò che gli altri vedono di noi… 😉

E come diceva un famoso “testimonial” qualche anno fa…”buona camicia a tutti”!