Month: April 2014

Casual declination…

In questi giorni, complici ponti e festività varie capita spesso di trascorrere qualche ora in relax, per cui ho pensato di dare alcuni suggerimenti per un outfit “casual” che ci permetta di vivere al meglio queste giornate, liberi dai soliti impegni, ma non per questo privi di stile… 😉

L’abbinamento informale per eccellenza prevede, quasi fosse un dress-code, jeans, snakers e camicia sportiva , o in alternativa una polo. Tuttavia non bisogna cadere nell’errata convinzione che basti questo trinomio per essere “cool”. A volte, infatti è più difficile vestire in modo casual, che formale, sopratutto se non si è abituati a farlo o non si ha propriamente un physique du rôle 🙂

L’ideale sarebbe scegliere sempre capi di qualità (il che non vuol dire necessariamente costosi), in termini di tessuti e materiali e di abbinarli seguendo una logica cromatica assonante. Il vero obiettivo è quello di risultare “cool” e nello stesso tempo “finti trasandati”, ossia avere quell’aria per cui gli abiti ci sono caduti addosso in modo del  tutto casuale risultando tuttavia…perfetti! E la cosa, vi assicuro, è tutt’altro che semplice!

Il jeans, come impone l’attuale tendenza, dev’essere asciutto sulla gamba, corto sul fondo e stretto anche fino ai 16 cm. Certo, uno sguardo allo specchio ci dirà se possiamo permettercelo, perché è sempre meglio essere un po’ “fuori moda”, che ridicoli, no?  

Le sneakers non richiedono particolari accorgimenti, se non il fatto di essere comode, e sempre ben pulite (nel dubbio mettetele in lavatrice e vedrete che torneranno nuove). Sulla polo o camicia sportiva, l’unica regola è che non sia troppo “su misura” come puo’ accadere nel caso delle camicie per il lavoro, ed anche il tessuto è preferibile sia un oxford, o un twill in inverno, in modo da avere un effetto rilassato e non “strizzato”. Di grande attualità è poi la camicia in jeans, nelle sue decine di declinazioni, a manica corta o lunga, vissuta o scolorita, con sotto una t-shirt o meno va sempre bene, dato che è il capo della P/E  2014! 

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Detto questo non mi rimane che lasciarvi a tre proposte con le quali ho dato la mia personale declinazione di “casual look”.

Ovviamente nulla di pretenzioso e spazio alla fantasia! I miei sono solamente spunti da perfezionare in base al gusto ed alle preferenze di ciascuno… 🙂

Ecco la mia prima proposta:

Jeans:  Jeckerson
Camicia: Polo Ralph Lauren in oxford pesante, 
Sneakers: New balance U410 
Cinta: Gutteridge

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Oppure variando i colori….

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La seconda proposta è invece costituita da:

Pantaloni: Officine 36 in misto cotone e lino
Camicia: ErreEffe Camicie Roma "tailored"
Scarpe: Adidas trainer
Cinta: Gutteridge

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Infine una terza proposta potrebbe essere:

Giacca: Vintage 55 100% cotone color crema
Jeans: Gucci 
Scarpe: Adidas trainer II
Calze: Rumford camouflage
Cinta: Eredi Pisanò
Bracciale: H&M Accessories

La camicia volutamente non l’ho inserita in quanto la scelta è ampia, e potrebbe ricadere o su una “botton down” in “oxford” come quelle mostrate nelle prime due proposte o anche un “tailored” sportivo, purché sempre con il collo “botton down”, magari a righe o anche fantasia.

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Alla prossima e…Stay casual! 😉

Aboutaman

 

  

Assigning seats at the table

La primavera è la stagione che per molti versi amo di più. E con lei, insieme al clima mite ed alle giornate più lunghe tornano anche gli inviti, e le cerimonie in genere, che spaziano dalla comunione della cuginetta, al matrimonio dell’ultimo amico rimasto scapolo (te l’avevo detto che prima o poi… 🙂 ) o più semplicemente alla prima cena con gli amici sulla terrazza del nostro nuovo attico! Non avete la terrazza e neanche l’attico? Non ci credo.. 😉

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E così, a volte invitati, altre organizzatori ci si ritrova a porsi le solite domande su quali siano i comportamenti e le regole da tenere per essere dei perfetti padroni di casa o, a seconda dei ruoli, degli invitati modello! In questo secondo caso basterà farci guidare, nella speranza che chi invita sia informato sulle regole del bon ton e sui modi dell’accoglienza, appuntandoci, in caso contrario tutte le cadute di stile, per farne tesoro quando saremo noi sulla graticola del giudizio altrui.

Non si tratta di dogmi rigidi ed imprescindibili ma di semplici regole pratiche che però, se non seguite, rischiano di creare situazioni imbarazzanti, e nel minore dei casi di lasciare che piccoli gruppetti di commensali la facciamo da padroni a tavola, relegando i meno “introdotti” della compagnia a finte risate di compiacimento, rifugiandosi subito dopo nel proprio smartphone in cerca di supporto psicologico.

Assunto iniziale è che la riuscita di una colazione o di un pranzo non dipenda solo dalla bontà della cucina ma soprattutto dagli ospiti che inviteremo.

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Compito primario dei padroni di casa sarà quello di estendere inviti a persone tra loro compatibili (sopportabili per capirci 😉 ) accertandosi che tra loro non esistano inimicizie. Anche se in questa fase potrebbe venirci in aiuto il tanto odiato ed amato Facebook, ricorrere ai vecchi ed antichi metodi della telefonata o del passaparola mi sembra più appropriato. La scelta di chi invitare è fondamentale tanto quanto la disposizione degli ospiti a tavola, perché è dalla capacità di mescolare bene le carte (gli invitati) che si riconosce un bravo giocatore 😉

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Una volta deciso chi è dentro e chi è fuori (un pò alla Briatore 🙂 ) un ottimo padrone di casa avrà il compito di preoccuparsi di “chi siede dove”. Titoli nobiliari, primogeniture, parentele, anzianità , capelli canuti, cariche militari e religiose duellano e si scontrano per un solo obiettivo, il diritto di precedenza per la conquista del posto d’onore su un campo di battaglia appetibile ed appetitoso: la tavola!

images (7)Un posto sbagliato può compromettere anche l’intero evento e le vostre fatiche, per la buona riuscita potrebbero risultare vane ed ingloriose. Con l’assegnazione dei posti si eviteranno domande imbarazzanti della serie: “ma dove mi devo sedere” oppure “posso sedermi ad un altro posto”. Si eviterà tutto questo con poche parole: “il tuo posto è questo”. Ed anche se il vostro vicino avrà un alito insopportabile, o è noioso e pesante come l’uranio impoverito, vi toccherà stare al vostro posto, soffrendo in certosino silenzio. Mai per nessun motivo si dovrà reclamare un posto differente poiché sconvolgereste l’assetto deciso dai padroni di casa e le regole di galateo che sono state applicate per la formazione della tavola.

E veniamo alle regole che a prima lettura possono sembrare difficili, noiose e fuori moda, ma che se seguite ci porteranno sicuri e vincenti alla meta, come un treno sul binario!

download (3)Anche se non ne ho la paternità, cerchiamo di dare qualche punto elenco:

  1. I padroni di casa siedono a capotavola. L’uomo darà le spalle alla porta. La donna, in mancanza di personale di servizio, siederà al posto più vicino alla cucina.
  2. La padrona di casa avrà alla sua destra l’ospite maschio di riguardo ed alla sinistra il secondo uomo per importanza.
  3. Il padrone di casa avrà alla sua destra l’ospite donna più importante ed alla sua sinistra la seconda donna per importanza.
  4. Se il/la padrone/a di casa sono celibi, all’altro capo siederà la persona di sesso opposto che si intende onorare.
  5. Alternanza dei sessi a tavola, (uomo-donna-uomo- donna). Allontanare le coppie e non farle sedere una di fronte all’altra. Se gli invitati non sono in numero pari o c’è disparità con preponderanza ad esempio di uomini, evitiamo che si creino dei gruppi di “lavoro” o “politica” o “sport”, cerchiamo di assegnare i posti in modo che la conversazione non si fossilizzi su un solo argomento che potrebbe interessare molti, ma non a tutti.
  6. L’importanza dell’ospite può essere dettata da diverse motivazioni, ma a parità di condizioni e rango sociale prevale la regola dell’anzianità.
  7. Non fare sedere vicino persone che non hanno simpatia tra di loro (l’invito potrebbe trasformarsi in una serata senza fine) e se c’è uno straniero fatelo sedere accanto a qualcuno che parli la sua lingua; evitate di far sedere accanto persone che si conoscono già da tempo poiché finirebbero per dialogare tra di loro tutto il tempo, quindi allontanate amici intimi ed eventuali colleghi di lavoro.
  8. Se c’e’ un cardinale, un vescovo, o un appartenente al clero, occuperà il posto d’onore alla destra della padrona di casa; entrerà per primo nella sala da pranzo a fianco della padrona di casa, verrà servito prima delle signore presenti.

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Se avete un tavolo che ve lo consenta vale sempre la regola che i padroni di casa si siederanno a capotavola. La padrona di casa, in mancanza di camerieri, al lato più vicino alla cucina.

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In questo caso solo uno dei padroni di casa siederà a capotavola. La tradizione anglosassone assegna tale onore all’uomo, quella latina alla donna. Di fronte al padrone di casa siederà l’ospite di maggior riguardo dello stesso sesso che a sua volta avrà alla sua sinistra l’altro padrone di casa.

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Una volta assegnati i posti le signore possono accomodarsi subito mentre è fondamentale che i signori attendano che si sia seduta la padrona di casa. Inoltre compito dei padroni di casa è sempre quello di moderare la conversazione, chiudendo eventuali dialoghi troppo personali e lanciandone di nuovi in caso di imbarazzanti silenzi.

Consiglio per le signore: via le borse della tavola! Sarà compito della padrona di casa indicare un luogo dove poterle lasciare.

Consiglio per tutti: i cellulari lasciamoli in modalità silence nella giacca o nella borsa, poiché non c’è cosa peggiore a tavola che disturbare gli altri con telefonate e messaggini vari. E poi a dispetto del nome, se per un’oretta non saremo “social”  forse potremo fare due chiacchiere reali in un mondo ormai così “virtuale” 😉

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Dimenticavo…i segnaposti sono da usare obbligatoriamente solo nel caso in cui i commensali siano più di dieci. Sul segnaposto vanno indicati nomi, cognomi e gli eventuali titoli solo nel caso in cui si tratti di una cena formale, altrimenti basta il nome, ma mi raccomando, scrivetelo a penna non al pc! La disposizione dei posti segue regole tanto più precise quanto più formale è l’occasione. Negli altri casi l’assegnazione del posto viene fatta a l momento dalla padrona di casa.

Infine non dimentichiamo che la tavola non è solo cibo ma soprattutto persone, per cui è importante creare le giuste condizioni per il successo dell’evento, tanto nella fase degli inviti che in quella degli “accoppiamenti” tra commensali 😉

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Prossimamente parleremo anche di come apparecchiare la tavola ed usare correttamente la posata a nostra disposizione.

Stay hungry!

Aboutaman

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Brand new…

Here brand new arrivals: Blazer by Cantarelli, coated half linen (50% linen, 50% cotton), blue suspenders by Visor Jr. and  bespoke “pochette” printed of pure cotton. How would you mix them?

Ecco gli ultimi arrivi: Blazer di Cantarelli, per metà in lino (50% lino, 50% cotone), bretelle blu di Visor Jr e “pochette” fatta dal mio camiciaio in puro cotone. Con cosa vi piacerebbe abbinarli?

Stay “Bespoke”

Aboutaman

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Socks…dove li metto?

Nelle ultime settimane, l’alternarsi di giornate belle e soleggiate con altre più dal sapore autunnale hanno creato dei piccoli “crash” nel mio guardaroba. Nulla di preoccupante, sia chiaro, la giornata va avanti lo stesso, però mi sono ritrovato spesso davanti all’armadio con la classica domanda: “come mi vesto”? 

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Già, perché se al mattino la necessità è quella di coprirsi fino alle orecchie, in pausa pranzo succede che, uscendo dall’ufficio ci si senta fuori luogo, avvolti in sciarpe e giacche imbottite. Per questo il suggerimento è quello di scegliere, in questi periodi un abbigliamento che potremmo definire “a strati”, così da avere al mattino un’adeguata copertura, ma che sia anche facilmente trasformabile per le ore più calde della giornata. Tutto questo per dire che oggi vorrei parlare di…calzini e forse se la prendo un po’ alla larga è proprio perché in questa stagione si hanno più dubbi nel rispondere alla domanda, quale calzino? Non voglio tediarvi sulla storia del calzino, su come e quando è nato e sulle prime forme di espressione di questo elemento dell’abbigliamento maschile. Facciamo direttamente un salto nella storia ed arriviamo ai giorni di oggi, dove il calzino, a differenza del lontano passato storico, è coperto dai pantaloni, limitandosi ad occhieggiare da sotto il risvolto inferiore.

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La tendenza è tuttavia quella di mettere sempre più in mostra il calzino come conseguenza dell’accorciamento ormai sdoganato dei pantaloni da uomo, ricordate? Questo porta, per un verso a dover porre ancora maggior attenzione nella scelta della calza giusta, ormai in bella mostra in qualunque “outfit” maschile di tendenza, dall’altra apre scenari nuovi sul fronte della valorizzazione che la calza può apportare nella “costruzione” del proprio look. C’è poi un vento di novità sceso dal nord (si sa la moda, geograficamente parlando, scende sempre e non sale mai!) che vuole la caviglia dell’uomo priva della calza, anche ed addirittura in “outfit” assolutamente formali, laddove le regole classiche del bel vestire vengono messe in totale discussione. Non entro nel merito di quest’ultima scelta poiché la moda è effimera e ciò di cui oggi ci affanniamo a discutere domani è già cambiato. Però mi piace ricordare la differenza tra moda e stile…la prima passa, mentre lo stile non dovrebbe mai abbandonare il vero gentleman…. ma qui inizia la palude del soggettivismo, per cui oltre non mi sento di andare.

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Se siete tra coloro che la calza la mettono e, salvo i casi consentiti in cui la possiamo lasciare nel cassetto, come ad esempio in vacanza al mare, vorrei lasciarvi poche regole che aiutino a capire come scegliere quest’accessorio spesso sottovalutato del nostro abbigliamento. 1) La calza deve sempre essere lunga: se dovessimo dimostrare un teorema questo dovrebbe essere l’assunto iniziale, ossia nelle nostre ipotesi non vi è l’opzione calza corta! Perche? Se vi state chiedendo il perché vuol dire che almeno una volta nella vita ci siete caduti…spero solo che non fosse stata anche bianca 🙂 e così introduciamo anche il 2) assunto della nostra teoria…la calza bianca andrebbe messa solamente per praticare certi tipi di sport (Es. tennis) oppure se è l’uniforme a richiederla (Es. Marina Militare in estate, Infermiere, etc.). Punto… non esistono altri casi in cui è concessa. Alcune foto valgono più di mille risposte…

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Potrei fermarmi qui lo so, perché richiamando i due assunti appena citati ho già messo in crisi buona parte del pubblico maschile, ma spero anche di aver preso un piccolo plauso da quello femminile, stanco di vedere i propri partner con queste due macchie bianche sotto i pantaloni, per di più corte!! Torniamo a noi, e tocchiamo il tema, a mio avvivo più importante, ma anche più difficile da interpretare, ossia quello legato al modo di abbinare il calzino con il resto dell’outfit. Punto di partenza è che anche un bel look può essere rovinato da un calzino fuori luogo ed a meno che non ci chiamiamo Luca Giurato, dobbiamo fare molta attenzione! Anche il calzino “di qualità”, se messo sotto l’abbigliamento sbagliato può creare una distonia cromatica che rovina anche le migliori intenzioni. Per cui, se pensiamo al calzino come qualcosa di invisibile che serve per coprirci e che nessuno noterà, siamo sulla strada sbagliata. Prima o poi ci dovremo sedere, magari di fronte ad altre persone, per non parlare dei casi in cui ci dobbiamo spogliare davanti a qualcuno! Lo sapete che la libido di una donna scende vertiginosamente davanti ad un bel calzino corto di spugna bianco… 😉

Accostamenti ed abbinamenti cromatici: l‘ideale, nella scelta della calza sarebbe quella di selezionarla al mattino insieme al resto del nostro abbigliamento, magari adagiando il tutto sul letto e vedere se gli accostamenti cromatici funzionano. Inoltre, da sapere che le calze di lana non si abbinano bene ad un abito di cheviott, ossia quella lana filata a trama grossa, ma si abbinano meglio ad una abito in lana pettinata. E distinguendo tra la lana, una calza di medio spessore si abbina bene ad un pantalone di flanella, mentre una calza di lana più spessa a coste (o anche liscia)  si abbina ottimamente ad un pantalone di tweed. Per l’abbigliamento formale è da preferire la calza più leggera, possibilmente in filo di scozia, mentre per l’outfit sportivo ci possiamo divertire un po’ di più, sia a livello di pesantezza del tessuto che di trama.

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Inoltre il vero gentleman dovrebbe scegliere le calze da solo, sapendo che il tessuto può essere in cotone, in lana, o seta, e che l’abbinamento “giusto” non dipende solamente dalla scarpa ma anche dalla giacca, dalla camicia ed a volte addirittura dalla pochette. Se poi siamo indecisi un consiglio è quello di scegliere sempre i colori delle calze, con gli stessi criteri consigliati per la scelta delle cravatte: tinta unita (blu, bordeaux, marrone scuro, grigio, verde bottiglia) oppure con disegni molto piccoli e vedrete che sarà molto difficile sbagliare. Una volta presa un po’ di dimestichezza e scalato le classifiche nel mondo “Gentleman”, potrete spaziare tra righe, quadri, rombi, e scegliere di volta in volta la propria calza, in modo tale che diventi un plus ed un trait d’union tra i vari elementi del nostro abbigliamento, rendendolo particolare ed appropriato in ogni circostanza.

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Infine piccolo suggerimento, le calze non vanno indossate ancora umide ed vanno arrotolate verso il basso prima di infilarle. Il lavaggio va fatto senza aggiungere additivi chimici all’acqua, usare solo il sapone; quelle di lana vanno lavate con acqua fredda e con saponi idonei.

Alla prossima

Aboutaman

Less belts…more braces!

Le bretelle da uomo rappresentano un vero e proprio elogio dell’eleganza sobria e mascolina degli inizi del ‘900, quando venivano portate da tutti i dandy di alta classe. Il loro ritorno sulle “scene” è a tutti gli effetti, un tuffo nel passato e nella storia centenaria, che accompagna la loro nascita.

Cenni storici: difficile dare una data certa poiché, forse, le bretelle sono sempre esistite come accessorio per “tener su” i pantaloni. Volendo essere più accademici possiamo dire che le prime bretelle o simil tali comparvero durante la Rivoluzione Francese. Tuttavia, le bretelle, così come le conosciamo oggi sono state ideate da Albert Thurston nel 1822 e fin da subito Re, principi e primi ministri le acquistavano nella sua boutique a Londra. Formate da due fasce parallele sul davanti, ad X o ad Y dietro, si potevano agganciare ai pantaloni tramite fibbie, morsetti o bottoni.

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E se la nascita delle bretelle moderne si può associare all’Inghilterra (braces), molto amate lo sono anche negli Stati Uniti (suspenders), ma per ragioni diverse. Gli americani le prediligono per la loro comodità e praticità e forse anche perché sono un po’ nostalgici. Per gli inglesi invece si tratta perlopiù di un attaccamento alla tradizione. Nell’Europa continentale ad indossare le autentiche bretelle inglesi, quelle che si abbottonano alla cintura dei pantaloni, sono soprattutto dandy anglofili e zelanti commessi di negozi di articoli maschili.

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Motivi di praticità avevano fatto pian piano accantonare quest’accessorio in favore delle cinture, ma in questi ultimi anni la bretella ha ritrovato nuova linfa fino al punto di non essere più considerata accessorio “in panchina”, ma titolare a tutti gli effetti di un ruolo da protagonista nell’outfit maschile. Ovviamente, come spesso accade quando le mode tornano, non pensiamo che le bretelle siano state riproposte così com’erano in origine. Infatti c’è stato un gran lavoro da parte degli stilisti che hanno saputo interpretare in chiave moderna, forme e materiali, regalando a questo accessorio un rinnovato “appeal”.

Che la si indossi sotto una giacca di tweed o sotto un abito da cerimonia, l’effetto sarà sempre originale, così come particolare sarà l’effetto indossando le bretelle sopra la camicia, tenendole quindi bene in vista. Certo i puristi storceranno un po’ il naso a quest’ultima affermazione, dal momento che anticamente il buon gusto imponeva di coprirle, essendo assimiliate ad un capo di biancheria. Poi la scomparsa del panciotto, ha reso l’oggetto “bretelle” esteticamente inviso alla sensibilità comune e pertanto i gentiluomini che avevano gioco facile con i “gilet” (peraltro tornati di gran moda ultimamente!) si sono dovuti arrendere all’esibizione ormai quasi sfacciata della bretella.

images (8)images (10)Se, quindi, indossare le bretelle “a vista” è stato in parte sdoganato rispetto ai dogmi di inizio ‘900 che la volevano rigorosamente nascosta, la regola che, invece vale sempre è quella di non indossare le bretelle insieme alla cintura; se un buon paio di bretelle può far guadagnare oggi anzianità nella considerazione sociale di un gentleman, con la medesima solerzia questa svanirà nel momento in cui il gentiluomo in questione decidesse di utilizzarla insieme alla cintura. Al riguardo vale la pena ricordare la frase di un celebre film di Billy Wilder, “L’asso nella manica” allorché nel lontano 1951 riportava il seguente dialogo: “Ho mentito a uomini che avevano la cintura e a uomini che avevano le bretelle, ma non sarò mai così sciocco da mentire a un uomo che porta cintura e bretelle“.

Tessuti: Il classico per le bretelle è il Box Cloth, costituito da una stoffa spessa e quasi felpata, caratterizzata dal fatto di non allungarsi (contrariamente ai modelli elasticizzati oggi in commercio); i dettagli sono realizzati in ottone e pelle di capretto.

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Un’alternativa valida e più pratica al box cloth è rappresentato dalla seta o dal rayon, oppure da fibre sintetiche. Oggi sono regolabili in base alla propria fisicità ma in pochi sanno che prima dell’arrivo delle pinze regolabili, le bretelle erano divise per taglia, proprio come le cinture.

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A chi sono consigliate: paradossalmente le bretelle risultano essere indicate, in particolar modo, per chi possiede fisici tra loro agli antipodi, per caratteristiche: i più grassi potranno indossare pantaloni dal giro vita particolarmente accentuato senza che questi debbano necessariamente – pur di non cadere ad ogni passo – “scollinare” oltre lo stesso; i più magri, al contrario, eviteranno la necessità di stringersi, fino alla soglia dell’afflizione, in cinture indispensabili a non far crollare i già pur stretti pantaloni. 😉

Personalmente la bretella mi riporta all’infanzia (lontana? Eh già…), ed all’abitudine di molte mamme di far indossare ai loro bambini quest’accessorio colorato per tenere su un jeans ancora troppo largo. Mia mamma non faceva eccezione 😉 Nostalgico? Non saprei ma questo è il mio ricordo più vivo about suspenders… 🙂

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Suggerimento: quando si indossano le bretelle, è bene far rimuovere i passanti dei pantaloni. Il gioco degli equilibri vale anche per questo tema, e quindi una bretella “regimental” è in genere più indicata con camicie in tinta unita, per evitare quello che con una pertinente sinestesia verrebbe definito “rumore visuale”, prodotto dall’abbinamento di troppe fantasie.

Vi lascio con una frase celebre di Oscar Wilde….

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Alla prossima

Aboutaman