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“Gerba chain”…i want it!

Cari readers,

continua il percorso iniziato nel precedente articolo (qui) volto alla conoscenza delle novità e dei trends più attuali. In particolare è da un po’ che osservo, affascinato, un brand italiano che commercializza portachiavi a catena, vero must-have della stagione, insieme al gilet. Quelli proposti da Gerba sono particolarmente curati nei particolari e nei materiali. Le catene sono composte da metallo ed ottone , con dettagli di pietre dure , pietre naturali di diverse misure tra cui 10mm e 12mm. Gerba vende anche bracciali, sempre in pietra ed ottone, composti da pietre semi-preziose, tra cui agata, alachite, amazonite, occhio di tigre, e tante altre, mentre i dettagli sono in argento (925). Tuttavia, se posso esprimere una preferenza 🙂 sono le catene, che più di altro hanno attirato la mia l’attenzione.

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L’outfit con il quale portare la catena può essere sia formale che casual, quindi nessuna remora a portarla sempre. Un modo di abbinarla si trova, dal momento che ce ne sono di tutti i tipi e colori, oltre a quella semplice tutta silver o gold. Inoltre stiamo parlando pur sempre di portachiavi e, quindi svolge una funzione non solo estetica ma anche funzionale, il che non mi sembra trascurabile per chi, come me non ricorda mai dove ha messo le chiavi 😉

 In un prossimo articolo vi mostrerò cosa ho scelto per me nel loro catalogo…nel frattempo vi lascio qualche foto del prodotto, che poi in futuro andrò a recensire meglio, avendo già contattato l’azienda.

Che ne pensate?

Alla prossima

Aboutaman

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Bikers e dintorni…Andrea Cardone

Cari readers,

l’altro giorno, mentre tornavo a casa con la mia moto osservavo i vari bikers, ognuno con un proprio stile, un proprio abbigliamento, un proprio modo di vivere le due ruote. Da osservatore attento al particolare e non da esperto del settore, ho iniziato a viaggiare con la fantasia, provando a  ricondurre il popolo motociclista in quattro categorie, che mi sono sembrate abbastanza nette e distinguibili. Ovviamente, come in questi casi succede quando si cerca di ricondurre un pubblico vasto dentro schemi precisi si possono commettere errori, o trascurare qualcuno…non me ne vogliate se ciò è successo 😉

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“Vespista”: Da non confondere con lo “scooterista”, fedele allo stile classico ed intramontabile del due ruote di Pontedera, sfodera sempre una certa classe, ed è spesso vestito con giacca, eventualmente cravatta. In altri casi lo stile è più casual ma raramente mi sono imbattuto in vespisti trasandati o poco “in tono” con il “marchio”. Il merchandising aiuta, essendo quasi illimitato; è quindi frequente trovare vespisti con caschi, borse, orologi “brandizzati vespa”. Ho avuto anche io il piacere di guidare una vespa per qualche anno e devo dire che ho un ricordo fantastico 🙂

cats9“Bonnista”: Il suo mezzo è la Triumph Bonneville, ribattezzata “la bonnie”, che viene personalizzata in maniera infinita, quasi come fosse un abito sartoriale. Il proprietario spesso ostenta uno stile preppy, o altre volte “finto trasandato”, con giacche di pelle scolorite e barba di qualche giorno. Sempre più spesso si iniziano a vedere “bonnie” cavalcate da colletti bianchi, in cerca di una trasgressione che, forse in ufficio non trovano…Sicuramente tra gli incontri più affascinanti che si possono fare on the road, la “bonnie” rimane fedele negli anni, pur rinnovandosi nella tecnica.

foto5“Bmwista”: E’ un classico che si rinnova, bisogna però distinguere i modelli “naked” da quelli off-road. Infatti per i primi lo stile dei proprietari è spesso elegante, volendo quasi dandy, e solo di rado si osservano motociclisti in sella a naked della casa bavarese vestiti con giubbotti di pelle e stivali neri. Se passiamo, invece al mondo “off”, il discorso si capovolge perchè è in quest’ambito che troviamo il vero motociclista, quelloDSC00132 che prende la moto e fa 1000 km in un giorno, direzione Germania o passi dolomitici. Il “bmwista off” non lascia la moto in garage in inverno o perchè piove! Spesso ha comprato solo Bmw, come voto di assoluta fedeltà al marchio.

cats6“Harleysta”: Poche parole per descrivere uno stile di vita prima che un mezzo a due ruote. Assordanti, rumorosi, i bikers “Hd” si fanno notare e sentire già da lontano. Harley-Davidson è il ritratto di un’America che è stata e tuttora sopravvive. Nata per essere selvaggia, come vuole la colonna sonora (Born to be wild degli Steppenwolf) del celebre film (Easy Rider di Dennis Hopper) che ha reso famoso nell’immaginario collettivo il prototipo del biker da strada un po’ hyppie e farabutto; l’harleysta in giacca di pelle, jeans stracciati e stivali di cuoio, fuggitivo e ribelle come i protagonisti Wyatt, sempre in sella al suo inimitabile chopper “Capitan America”, e il suo compagno d’avventura Billy. E’ probabilmente il “mondo” biker più lontano dal mio modo di essere ma non per questo meno affascinante 😉

ANDREA CARDONE 

A corollario di quanto detto, è evidente che anche il casco viene scelto a seconda del tipo di moto  e per aiutarvi in questa decisione, vi presento un’azienda italiana, partenopea per la precisione, che da qualche anno produce e vende caschi ed accessori in pelle, chiaramente ispirati al mondo delle due ruote.

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Portavoce in chiave moderna della rinomata tradizione pellettiera campana il marchio Andrea Cardone nasce come realtà aziendale nel 2004. Tuttavia, a dispetto di una recente costituzione, l’azienda è il risultato di una tradizione familiare – la famiglia Cardone è presente nel settore da oltre 50 anni – che ha formato e contraddistinto l’attuale management aziendale. Alla guida, lo stesso Andrea Cardone, titolare e fondatore dell’omonima realtà, che sin da ragazzo frequentava assieme al padre e al nonno le botteghe artigiane di Napoli,che hanno reso famoso il made in Italy in tutto il mondo.
“Core business” dell’azienda è la produzione di caschi in pelle per la moto e le due ruote in genere, da cui si è poi sviluppata anche quella di accessori e borse coordinate.Le caratteristiche del prodotto di Andrea Cardone si racchiudono in tre parole: giusto mix tra qualità, sicurezza e stile.

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Alla prossima!

Aboutaman

Ph credit: www.andreacardone.com

Taste of sea…

Il calendario segna primavera ma nell’aria c’è già voglia d’estate e così ecco qualche scatto in riva al mare…temperatura 18° e leggera brezza ancora non invitano alla prova costume, ma ho avuto la sensazione di “evadere” dal cemento della città e spero di trasmettere anche a voi un po’ di questo “taste of sea”. 😉

Enjoy!

Wearing:

Pants: #Henry cotton’s tailored
Shirt: #Erreffe Rome  tailored 
Raincot: #Henry cotton’s double face
Shoes: #Church’s  blakeney brown
Cardigan: #Fire Trap 
Belt: #Eredi Pisanò
Sunglasses: Assoluto “my way”

Aboutaman

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“Assoluto” sunglasses… made in Italy low price

L’altro giorno, essendo arrivato in anticipo ad un appuntamento, sono entrato in un negozio di ottica ed ho fatto un simpatico “incontro”. Si tratta di un paio di occhiali dal brand a me sconosciuto fino ad oggi, di nome “Assoluto”, principalmente orientato alla modelleria femminile; tuttavia ne ho trovati un paio della linea “my way” che richiamano i “wayfarer” della Rayban, e quindi del tutto unisex a mio avviso.

Sono interamente fatti in Italia, e molto piacevoli al tatto, quasi gommosi. La vestibilità è ottima e la lente molto riposante, ambrata e leggermente “mirror”.

Il prezzo? Farebbe sbiancare anche un venditore ambulante! Se vi interessa contattatemi in privato e vi darò ulteriori dettagli.

Nei prossimi outfit li vedrete indossati 🙂

Buona giornata…di sole!

http://assoluto-eyewear.com/

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Follow the fashion and (or) dress well

Seguire la moda o vestire bene? A volte si confondono questi due concetti fino al punto da considerare commutativa la loro interazione.

Seguire le mode, a volte può sfociare in una vera e propria malattia chiamata, “sindrome da shopping compulsivo”. Non credo di sbagliare dicendo che questa malattia è figlia dei nostri tempi, ed è quotidianamente alimentata dal marketing e dai media che ci impongono sempre nuovi modelli di riferimento. E’ chiaro ovviamente che, dietro l’ossessione compulsiva all’acquisto si nascondono spesso dei problemi psicologi che trascendono dal concetto puro di cui stiamo parlando, però dobbiamo aver presente che questo potrebbe essere l’estremo punto di arrivo quando si cade nella frenesia e nell’insicurezza personale.

Vestire bene, invece, non ha controindicazioni, e già questo pone i due concetti su piani completamente differenti.

Ma come si fa nella pratica a non confondere il “seguire la moda” con il “vestire bene”. E’ una distinzione di non poco conto che richiede una cultura ed un’autostima decisamente “forti”; tuttavia una volta fatta “nostra” ci permetterà di dimenarci nella ragnatela delle sollecitazioni che la moda ci propone, aiutandoci a prenderne solo i lati positivi, senza viverla come una sorta di “rigido dettame”. Molte tendenze nascono, infatti dal nulla, ed è sufficiente che a lanciarle sia un attore o cantante, per renderle “virali” ed immediatamente desiderabili, fino a diventare un must have, con conseguente “strisciata” della carta di credito. Ma cos’è un must have ? Per rispondere ci basta fare una passeggiata per le vie del centro. Quante ragazze più o meno cresciute indossano un “hot pants”? Ormai sono praticamente presenti su ogni bacino femminile che si rispetti…ma è vero il contrario? Cioè l’hot pants è contento di stare su tutti i bacini?  Forse risponderebbe di no, se venisse interpellato, ma se il capo diventa, appunto, un “must have” non c’è scampo! Può capitare che il cieco desiderio abbia la meglio sulla blanda ragione e così…

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Ok

Meno ok

Meno ok 😉

Nel mondo maschile le cose non vanno meglio, anzi ormai vi è la radicata tendenza a portare gli abiti di una taglia in meno ma, direte voi, che c’è di male? Nulla, tranne quando si viene puntati da qualche bottone in partenza!! Sopra certe camicie dovrebbero scrivere: vietato sedersi! Idem accade anche per i pantaloni, con l’ormai consacrata tendenza a stringerli fino a mettere a repentaglio la propria capacità riproduttiva!

Ma cos’è che crea la moda? La risposta è complessa ma, forse, si potrebbe sintetizzare con un sostantivo: desiderio. In tal modo introduciamo un altro elemento che, a mio avviso andrebbe tenuto in considerazione quando si decide di “seguire una moda”. Infatti vi è di fondo una necessità di omologarsi, di sentirsi parte di un mondo non proprio, e vestendo in un certo modo, si pensa di poter essere come non si è. Rileggendo quest’ultima frase dovrebbe apparire chiara la contraddizione, ossia cercare di assomigliare a qualcuno per avere la stima e l’ammirazione altrui. Giorni fa, parlando con alcuni amici ragionavamo su chi, dignitosamente, tutte le mattine prende un treno, o un mezzo pubblico per andare a lavorare. In questi casi, come facciamo ad immaginare un outfit da “cartellone pubblicitario”? Ad esempio ho notato che sta tornando di moda la mantella da uomo e già nelle riviste specializzate ed in molte passerelle delle recenti fashion week si sono visti uomini indossarle disinvoltamente. Se volessi indossare la mantella in questione potrei continuare a prendere il treno? Quante chance avrebbe la mia mantella di sopravvivere al tragitto?

Tutto questo per dire, va bene, l’offerta è molto ampia e le sollecitazioni sempre più spinte, ma credo che per essere veramente “alla moda” dobbiamo sentirci bene nei “nostri” abiti, scegliendoli non solo perché indossati da altri, ma perché rappresentano realmente il nostro “io”. Ritengo, infatti che siamo vestiti bene tutte le volte che l’abito parla per noi come un’immagine riflessa di ciò che siamo, e se così facendo ci diranno che non siamo “trendy”, possiamo sempre rispondere che le mode passano, il buon gusto, resta!

Aboutaman