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“Nati con la camicia”….Giovani che fanno impresa

Cari readers,

continua l’immaginario percorso, volto alla scoperta di realtà tessili e manifatturiere italiane che ci rendono orgogliosi di appartenere al nostro “belpaese”, apprezzate sia all’estero ma anche e soprattutto in Italia. Spesso si tratta di aziende giunte alla seconda o terza generazione, altre volte capita che l’età dei soci, sommata, non fa cinquanta 🙂

E’ quest’ultimo il caso di Raen e Giampietro, due ragazzi poco più che ventenni, “folgorati” nel loro percorso di ricerca dello stile, che li vede prima come consumer, poi come company, alla ricerca del bello, del lusso e di tutto ciò che crea distinzione.

“Sartorialfashion” è la loro parola chiave: eleganza, unicità e alto tasso di “customizzazione”.
Il bi-tessuto è il contrasto perfetto che caratterizza tutti i loro prodotti e l’idea chiave è stata quella per la quale la camicia, come simbolo di Made in Italy, andava svecchiato con una nuova visone e così la combinazione tra portafoglio e camicia ha dato il nome al brand “NATI CON LA CAMICIA”. 
Particolare attenzione viene, com’è logico, data ai tessuti  ed infatti la scelta delle stoffe è per loro un momento fondamentale che permette di scoprire nuovi disegni, tessuti, materiali, e soprattutto ascoltare e imparare storie di persone che da anni lavorano in questo campo.
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Seconda fase di produzione, il taglio delle stoffe, che viene fatta con macchine e disegni fatti con appositi programmi.
A computer si fa il piazzato da taglio in modo da avere il minor spreco di stoffa posizionando i pezzi nel modo migliore possibile. Nel frattempo che i macchinari tagliano si prepara su di un foglio la legenda delle stoffe che dovranno essere combinate con le combinazioni interno – esterno.
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Infine, l’ultima fase è quella del confezionamento in cui tutti i pezzi tagliati, insieme alle etichette ed ai bottoni vengono consegnati all’azienda che si occupa dell’assemblaggio e confezionamento.
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cats2Piccola particolarità: Insieme alle combinazioni di colore si scelgono anche il colore del filo che si abbina meglio alla stoffa, e poi ci pensano le sarte a confezionare tutto il pezzo, partendo dalle tasche porta documenti, all’etichetta, per andare avanti con in modo preciso e paziente con tutto il resto. Oggi l’azienda conta punti vendita in tutta Europa, con presenza anche oltreoceano, in Messico, negli Stati Uniti ed in Giappone.
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 Stay bespoke!
Aboutaman

Camicia “su misura” – il collo –

Dopo aver parlato di camicie in termini “filosofici” vorrei dare qualche suggerimento pratico per orientarsi verso una scelta “consapevole” nell’acquisto della propria camicia. In tutte le teorie ci sono delle ipotesi di partenza ed in questa, escludiamo il detto “more is better than less“, ossia la possibilità di avere un armadio “infinito”, che renderebbe superfluo qualsiasi consiglio…sarebbe come ordinare tutto il menù di un ristorante per esser sicuri di trovare qualcosa che ci piaccia 🙂 

Inquadrate le ipotesi di partenza ci chiediamo, perché partire dal colletto? Insieme al bordo dei polsini, il colletto è spesso l’unica parte visibile di una camicia, e di conseguenza la sua importanza è fondamentale, forse ancor più del tessuto e del colore. Di colli per camicia ne esistono tantissimi, e la rete è piena di elenchi più o meno probabili che sembrano, a chi scrive, più un esercizio di stile fine a se stesso, che non un concreto aiuto per chi si avvicina in questo mondo del “su misura”o della camicia in genere, ed ha le idee molto confuse, o non le ha affatto! 😉

Pertanto vorrei focalizzare l’attenzione su due sole tipologie di colli, in quanto rappresentano, da sole, l’80% della richiesta di mercato:

collo italiano e francese

Collo italiano

Caratterizzato da un angolo più chiuso di quello francese, rappresenta nelle sue molte varianti il classico che va sempre bene, sopratutto se scegliamo un abbigliamento formale.  Tuttavia, anche nel collo classico è possibile distinguere tra diverse varianti, più che altro differenti nella lunghezza delle punte, che ne fanno una camicia più o meno idonea alla cravatta. Nel collo italiano è sempre opportuno inserire le “stecche” per sostenerlo ma, a differenza del “francese”, in caso contrario il collo non subisce sgradevoli ripiegamenti su se stesso dato che è meno aperto e quindi meno soggetto a tale effetto. Personalmente consiglio sempre di indossare le stecche tutte le volte che l’occasione è formale e la camicia viene portata con la cravatta.  Inoltre il collo “italiano” richiede una cravatta non troppo larga, e con un nodo poco vistoso. Il collo italiano, se abbinato a due bottoni cuciti sulla camicia a chiuderlo (c.d. “botton down”) diventa più sportivo e decisamente adatto ad occasioni in cui la cravatta non è richiesta. Ne esistono varianti ad uno e due bottoni.

 
Italiano classico
E’ particolarmente indicato per chi ama portare la cravatta. 
Italiano aggiornato
Presenta dimensioni leggermente maggiori di quello standard. Adatto a camicie casual, da portare senza cravatta.
Italiano aperto
Della famiglia dei colli italiani è il più aperto, ideale da indossare slacciato per camicie di lino o sportive. 
Italiano chiuso
E’ un tipo di collo tradizionale, particolarmente distinto e adatto per cravatte con nodi piccoli. 
Italiano basso
Simile al collo “italiano classico” ma ancora più basso. Adatto per chi deve portare la cravatta tutti i giorni senza fastidi sul collo. 
Italiano basso punte corte
Collo italiano particolarmente piccolo e trendy. Da portare aperto o con cravatte rigorosamente strette. 
Italiano alto due bottoni
Perfetto per persone alte con collo particolarmente lungo e per gli amanti delle cravatte con grandi nodi vistosi. 
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Presenta le caratteristiche standard di questo tipo di collo. 
Button down alto due bottoni
Perfetto per persone alte con collo particolarmente lungo. 
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Collo francese

Caratterizzato da una linea decisamente più aperta, rispetto a quella italiana, rappresenta un tipo di collo elegante, con le punte molto ampie, ideali per nodi di cravatta importanti e voluminosi. Con questo tipo di collo è fondamentale la robustezza del tessuto e la presenza di “stecche” che mantengono le punte composte. Il collo francese esiste anche in variante molto aperta, che addirittura supera i 180° andando a rientrare, invece che rimanere appoggiato sul davanti. Molto apprezzato soprattutto se il resto dell’abbigliamento è ricercato, anche se va detto che lascia il nodo della cravatta molto scoperto.

 
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Francese punte corte
Si differenzia da quello francese per la lunghezza delle punte leggermente ridotte che lo rende più casual. 
Francese alto due bottoni
Perfetto per persone alte con collo particolarmente lungo e per gli amanti delle cravatte con grandi nodi vistosi.

Stecche: Abbiamo citato “le stecche” da inserire nel colletto e, quindi, è bene precisare che essa rappresenta quei 5-6 centimetri di materiale duro o semi-duro che viene inserito nella parte interna del colletto anteriore della camicia, andando a “supportare” le due ali, impedendo che queste ultime si ripieghino. A volte le stecche sono cucite nel colletto, altre volte, come accade nel “su misura”, si possono togliere o mettere, avendo le asole “aperte”. Mi raccomando, togliamole sempre prima di mettere la camicia in lavatrice!…Lo dico per esperienza 😉

Le stecche possono essere in materiale pregiato, ma non è necessario che lo siano, anche se i puristi le desiderano in madreperla in o metallo, più o meno prezioso, fin’anche d’oro… personalmente le uso in madreperla, anche se ne ho un paio in argento, evitando volutamente la plastica….è vero, sono nascoste ma è proprio per questo che appaiono ancora di più un “vezzo” che fa tanto “lusso”.

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Riprendendo la teoria iniziale, nella quale si è ipotizzato di avere un “budget” limitato nell’acquisto di camicie, ci chiediamo….qual’è il numero minimo per “coprire” il basic equipment?  Diciamo che, spaziando dal lavoro agli aperitivi, dalle cene alle serate eleganti, dalle gite fuori porta alle vacanze, la risposta è sempre….dipende. Tuttavia mi sento di dire che con circa dieci camicie nell’armadio ce la possiamo cavare in ogni situazione, a patto di sceglierle con cognizione. Nello specifico ne consiglio due bianche e due celesti (una chiara l’altra più scura) a tinta unita, una a righe bianche e bluuna a righe bianche e rosseuna a quadri, più sportiva, e poi due camicie in oxford (colori basici) con il collo “botton down”, adatte ad un uso più casual. Infine una camicia con il collo per smoking, nel caso se ne possieda uno. Il discorso di complica se introduciamo anche la variante “polsino”, fino ad ora volutamente tralasciata, in quanto la scelta tra “bottone” o “gemello” va ad arricchire ulteriormente il nostro fabbisogno “minimo”; per ovviare al problema, se delle due bianche una la facciamo confezionare con il polsino “a gemello”, siamo a posto 😉

Polsino con bottoni

Polsino con bottoni

Polsino per gemello

Polsino per gemello

At least but not last…inutile cercare una camicia che ci renda più belli…, è solo come ci sentiamo dentro ad esprimere ciò che gli altri vedono di noi… 😉

E come diceva un famoso “testimonial” qualche anno fa…”buona camicia a tutti”!

Camicia “su misura” – introduzione filosofica –

Sarà capitato a tutti di farsi confezionare una camicia su misura, presi dalla voglia di indossare uno dei capi iconici per eccellenza del guardaroba maschile, perfettamente modellato sul proprio fisico. Personalmente sono “malato” di camicie, e suddivise tra armadi e cassetti, per la grande gioia di chi me le stira, avrò oltre 60 “esemplari”, comprendendo sia modelli “tailored” che “brandizzati“.

Su misura

“Tailored”

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“Brandizzate”

Affido da anni alla stessa camiceria il compito di realizzare per me, la compagna di tante belle serate; credo, infatti, che sia  soprattutto di sera che  la camicia diventi protagonista, quasi una seconda pelle, imprescindibile, ma anche rigorosamente “made for me“, più aperta, e magari  anche più “sbottonata”, insomma “più”. E così può succedere che la stessa camicia con cui la mattina abbiamo sostenuto un colloquio di lavoro, abbottonata, inamidata e perfettamente stirata (sudata direte voi?), si trasformi la sera in testimone delle alterne emozioni vissute durante il giorno, senza perdere mai di fascino anche quando, un po’ più stropicciata la destiniamo al cesto della biancheria sporca a fine giornata. Già, perché la camicia ha mille vite (forse meno con le lavatrici di oggi…), e una volta lavata e stirata diventa di nuovo pronta, come una pagina bianca, a scrivere un altro capitolo nella vita del fortunato proprietario.

Non immaginavate che una camicia fosse tutto questo? E allora, se nonostante questa introduzione nostalgica e forse un po’ filosofica al mondo delle camicie, siete abituati a sceglierle nei negozi, già belle chiuse dentro le loro buste, con il cartellino attaccato, potendo sceglierne solo la misura ed il colore, la vostra strada verso “la luce” è ancora lunga e non posso io, in questa sede, condurvi fino alla meta… Ma qual’è la meta? Beh, provate ad entrare in un laboratorio di camicie, respirare l’odore delle matasse di tessuto ancora senza nome, sceglietene il colore, la trama, la consistenza e lasciatevi “coccolare” dal vostro “sapiente” (si spera) artigiano, che trasformerà il tessuto, in qualcosa di unico, solo per voi.

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In  questo scenario, se è la prima volta che fate realizzare una camicia “su misura”, il camiciaio prenderà le vostre misure che riguardano, sinteticamente: collo, spalle, torace, vita, fondo, lunghezza anteriore e posteriore, giro e lunghezza maniche, polso. A questo punto, non vi rimarrà che scegliere il tipo di bottoni, il tipo di collo, il “font” per le iniziali ed il più è fatto. Aspettate una ventina di giorni (nel mio caso) di “gestazione” e sarete giunti…alla meta 😉

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Credo a questo punto di aver esaurito la vostra pazienza di lettori, per cui rimando a prossimi articoli la trattazione e la scoperta degli aspetti più tecnici legati a ciò che per molti è una banale camicia, ma per me rappresenta da sempre un mondo da scoprire in continua evoluzione…

While waiting for your comments I wish you good shirt 🙂