Month: May 2014

Swimsuite 2014

E’ arrivata! Non si può far finta di niente se l’estate è ormai alle porte e se il caldo di questi giorni ci fa spogliare mettendo in evidenza tutti i difetti di un inverno passato a poltrire 😉 Adesso bisogna correre ai ripari ma c’è poco tempo ed il rischio di fare “diete” squilibrate è molto alto. Bocciato il digiuno totale, l’ideale è farsi una “scheda” con il tempo che abbiamo a disposizione prima di mettere le nostre “grazie” al sole in pubblico, cercando di darci un obiettivo raggiungibile. Se sono i classici 2-3 Kg accumulati durante l’inverno basterà eliminare qualche eccesso (fritti, alcool, pane, etc) e la situazione dovrebbe rientrare da sola. Se invece il problema deriva da anni di accumulo, allora c’è sempre la vacanza in montagna! 🙂 Ad ogni modo non disperiamo, se il mare è il nostro prossimo obiettivo, ci sono alcuni accorgimenti che permetteranno di “mascherare”, o almeno di attenuare eventuali difetti fisici.  photo Robinson-Les-Bains-Swimsuit.png photo Swimwear-Vilebrequin.pngVerò è che la spiaggia non va sottovalutata, perchè non perdona! Il consiglio è sempre quello di scegliere in base alla propria fisicità. Mai comperare un costume solo perchè appeso alla stampella è bello o peggio perché è di marca…il “rotolino” non si può sistemare in sartoria! 😉 Inoltre, a mio avviso vale sempre il detto che è meglio “grasso abbronzato che magro bianco”, per cui se proprio non riusciamo a rimediare a qualche “eccesso” qua e la, almeno arriviamo all’appuntamento “mare” con un colore della pelle che aiuti.  photo Gucci-Swimsuit.png

Ricordiamo, inoltre che andare al mare non significa dimenticare le regole essenziali dell’eleganza. Buongusto e sobrietà dovrebbero essere i principi da tenere presenti nel momento della scelta. Bandito sempre il tanga, che se per una donna può essere provocante ma inappropriato in un luogo dove ci sono dei minori, per un uomo diventa oltremodo ridicolo.

Per ogni fisico e per ogni età un costume diverso! 

Uomo alto e dal fisico atletico: Dio ti ha graziato! Puoi indossare qualsiasi tipo di modello ti giri per la testa. Puoi addirittura osare con le stampe (fino ad una certa età) ma poni attenzione ai colori. Sceglierai un colore allegro nel caso di carnagione scura, mentre se sei “bianchiccio” alla svedese i toni freddi non si scontreranno con il tuo aspetto.

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Uomo alto e magro: il problema in questi casi sono le gambe. Vi sono in giro uomini alti e belli ma con gambe terribilmente magre che uno si domanda come riesce a non spezzarsi. Sicuramente in questi casi la scelta ricade sul modello “shorts”, fino al ginocchio, con gamba larga e di colore chiari, quelli scuri come il nero finirebbero per rendervi le gambe ancora più magre. Unico inconveniente è solo per l’abbronzatura, ma si possono arrotolare nel momento in cui starete stesi al sole.

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Uomo alto ma tendente al grasso: a differenza del caso sopra esposto qui lo “shorts” è preferibile nei toni scuri ( blu, verde militare, nero) oppure a stampa ma con disegni micro altrimenti si rischia di trasformare la gamba in un cosciotto di maiale!

Uomo atletico ma di statura bassa: vietati i costumi fino al ginocchio tipo surfista. Dovete scegliere un modello che aggiunga altezza e non che la tolga. Benvenuti i boxer a vita bassa, aderente. 

Uomo robusto e di bassa statura: non disperate c’è un modello anche per voi. Dobbiamo trovare qualcosa che slanci e dimagrisca. La scelta ricadrà su “short” parigamba (no aderenti, no a vita bassa, no dai toni chiari).

Uomo di una certa età: parole d’ordine sobrietà. Vietati i costumi troppo colorati e con le stampe a fiori hawaiani, fanno troppo “non invecchio mai”. Occorre essere orgogliosi del proprio status e cercare il modello adatto. Il boxer dalla gamba un po larga ed a tinta unica mi sembra la scelta perfetta.

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 Infine volevo segnalare che quest’anno sta prendendo piede una nuova moda…il mezzo slip da uomo…No comment! In spiaggia ci sono anche i bambini 😉   Alla prossima!

Aboutaman

“Erreffe” la camicia a Roma

E’ inutile negare che per l’uomo la camicia è come una seconda pelle. Dev’essere bella, comoda ma soprattutto seguire, attraverso colori e tessuti, i mutevoli stati d’animo della natura umana. Dopo aver già affrontato l’argomento “camicia” a livello filosofico e tecnico mi è sembrato maturo il tempo di “toccare con mano” e conoscere chi, della camicia ne ha fatto una ragione di vita… cats6Fabrizio Martucci ha fondato la “Erreffe” camicie nel 2005, e dopo anni di “gavetta” conto terzi ha saputo imprimere alle sue creazioni quel “tocco magico” che lo sta ripagando non solo a livello di vendite ma anche, e soprattutto di soddisfazioni personali. Il punto vendita a Roma, in zona tribunale è accogliente e ricco di dettagli “a vista” che richiamano quel mondo artigiano che oggi sembra essersi un po’ perso dietro le confezioni dei grandi “brand”. Perdersi è semplice tra la moltitudine di tessuti e colori che “invadono” il negozio e solo l’esperienza ed il buon gusto di Fabrizio e della moglie Roberta aiutano a creare step by step la “nostra camicia”.

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Tuttavia, è entrando nel laboratorio, vero head quarter, che si capisce il perché del successo di quest’azienda a conduzione quasi familiare. Pochi fronzoli, strumenti di lavoro puliti ed ordinati e quel silenzio di chi lavora duro ed ha poco tempo per le chiacchiere, eccetto oggi, in cui il titolare, Fabrizio ha accettato di aprire le porte della sua azienda.

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2014-05-13 17.03.31D. Cosa distingue la “Erreffe” dalle altre aziende che producono e realizzano camicie e qual’è stato secondo lei, il motivo del suo immediato successo sul mercato?

R. Fin da subito ci siamo prefissati di soddisfare un cliente esigente, che mette la camicia per lavoro e vuole sentirsi al tempo stesso comodo ed elegante in ogni momento della giornata. Avvocati, commercialisti, notai, giudici sono i clienti abituali del negozio di Piazzale Clodio e sono loro che giorno dopo giorno hanno decretato, tramite il passaparola il successo che tutt’ora ci accompagna. Certo abbiamo impostato tutto il processo produttivo all’insegna della qualità, come ad esempio le nostre cuciture, rigorosamente fatte “all’inglese” nel su misura, oppure la manica che da noi viene “aggrappata” al busto e non cucita tutta insieme, sono tutti elementi che ancorchè invisibili nell’immediato hanno prodotto nel medio periodo un ritorno in termini di vendite e di feed-back positivi. Inoltre grande attenzione ai tessuti. Albini, Ferno o anche Riva sono nel vocabolario della nostra azienda fin dal principio, e coniugati con una lavorazione artigianale ed attenta al dettaglio ci permette di dare al cliente un prodotto di gamma medio/alta ad un prezzo assolutamente competitivo.

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D. La realizzazione delle vostre camicie viene affidata “fuori”o realizzata “in house”?

R. In controtendenza con le recenti evoluzioni dei mercati, che esternalizzano o spostano le produzioni per risparmiare, alla Erreffe tutti i “passaggi” sono fatti in casa. E così prendere le misure, realizzare il disegno, tagliare, plastificare, cucire e rifinire la camicia sono tutte fasi di lavorazione che i dipendenti dell’azienda realizzano ogni giorno, creando quella sinergia e quell’affiatamento che ci permette di aumentare costantemente i volumi di vendita, senza in alcun modo inficiare la qualità. 

cats4D. Quali sono le ultime tendenze in fatto di camicie?

R. Diciamo che tramontati ormai i maxi colli, oggi si tende al minimalismo, al collo ad un bottone, sia esso alla francese o botton down, fermo restando che possiamo offrire alla clientela una scelta tra circa cinquanta colli differenti. Sul profilo tessuti, ai classici oxford, zephir, popeline, twill lavorati in molteplici modi al fine di ottenere quasi infinite combinazioni di trama, abbiamo affiancato un tessuto che chiamiamo “not iron”, ossia “no stiro” capace di rimanere quasi perfetto dopo il lavaggio. Il futuro è senz’altro in questa direzione senza tralasciare il ritorno al colore. Il professionista che tutta la settimana indossa il bianco e celeste, nel week-end ha voglia di osare ed ecco, quindi, una linea di tessuti floreali, assolutamente di tendenza per la prossima estate 2014.IMG_4598 Infine, accanto alla linea “tailored” l’azienda mette a disposizione della sua clientela anche una zona “ready to wear” dove è possibile acquistare camicie già pronte, oltre ad un fornito reparto di accessori uomo, che spazia dalle cravatte e papillon, fino all’intimo, con la possibilità di farsi confezionare il proprio boxer nella stessa trama, tessuto e colore della camicia. A questo punto l’unico problema che rimane è riuscire a scegliere tra i centinaia di tessuti, trame e colori a disposizione… 😉

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A presto 

♣♣ Aboutaman ♣♣

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Wedding time! What to wear for…

Sarà capitato a tutti di essere invitati ad un matrimonio di qualche amico o parente ed esclamare “come mi vesto?” Ora senza fare parodie a noti programmi televisivi che, forse, esasperando la realtà, ce la rendono più vera, vorrei cercare di capire quale sia l’abito più appropriato per tali occasioni.  Eleganti e non “invasivi” è la prima regola che si sostanzia nel non “sovrastare” od “offuscare” lo sposo. Lui, poverino già deve vedersi tutto il giorno riflesso nel bagliore della sposa, unica vera protagonista della giornata, se poi trova anche un invitato vestito “meglio” di lui sentirà veramente di aver sbagliato tutto! Non di sposarsi eh…parlavo di abito! 🙂  photo outdoor_wedding001.jpg Quindi non essendo protagonisti, parola d’ordine è lasciare il segno senza esagerare! Che le donne vi guardino, se ben vestiti è cosa risaputa, ma non è a loro che dovete puntare per avere conferma di essere “ok”. E’ solo quando un uomo vi guarda, che probabilmente il vostro look ha fatto centro….o l’avete fatto voi….ma questi sono altri discorsi… 😉 Seconda regola non scritta riguarda un aspetto ovvio, ma spesso trascurato….ossia la partecipazione. Da questi “cartoncini” possiamo già capire molto dal tono che gli sposi vogliono dare al loro giorno più importante. Glamour, ricercato, semplice, colorato sono tratti distintivi che non vanno mai trascurati per capire cosa è meglio indossare. Inoltre, grazie alla partecipazione siamo in grado di “geo-localizzare” l’evento e, quindi giocare d’anticipo 😉 At least but not last, oltre all’ormai immancabile (e triste) Iban bancario, necessario a ricordare che il tutto non è gratis, a volte si possono trovare nella partecipazione anche possibili indicazioni sul dress code richiesto ed in questi casi la via prende la discesa, in quanto basterà seguire le indicazioni. 😉 Sobrietà, stile e sicurezza sono i tre aggettivi che dovrebbero accompagnarci nella scelta dell’outfit. photo 333_1destination_wedding_photography_paris_20018.jpg Se il matrimonio è di giorno, non ci sono dei divieti assoluti, se non seguire la stella del buon gusto. Adeguato è il “tight” o il mezzo “tight”, ma solo se lo sposo è a sua volta così vestito e siamo parenti stretti o testimoni.images (2)Altrimenti un abito tre pezzi, o al limite a due, andrà bene. Ma quale abito? Beh, se ognuno di noi ha un impronta digitale diversa perché non deve avere anche un abito unico? Qui entra in gioco un discorso a me molto caro…non dobbiamo vestirci a festa, ma dobbiamo “partecipare” ad una festa ed omaggiare la felicità che gli sposi hanno deciso di condividere con noi…seguiamo sempre il nostro stile personale senza cadere negli eccessi e saremo sicuri di non sbagliare. Le forzature si vedono lontane un miglio e lo zio che ha una fattoria in campagna, stretto in un improbabile nodo della cravatta e dentro un abito di due taglie più grandi avrà altre qualità ma si vede che non naviga nel suo ambiente naturale ed appena potrà scioglierà quel nodo e sbottonerà quella giacca così lontana dal suo mondo. L’obiettivo dovrebbe essere sempre quello di essere naturali nei propri abiti, a proprio agio, e non solo in quelli, ma anche nei dialoghi e nelle buone maniere. Questo farà sempre la differenza tra un uomo elegante ed un gentiluomo. Il percorso è lungo e c’è sempre da imparare, ve lo garantisco per esperienza personale 😉 Fa quasi rima 🙂  photo FOTO1_072.jpg  photo what-to-wear-for-spring-10.jpg 2011-09-18 17.43.44 (2) Infine è sempre utile ricordare che gli accessori fanno la differenza ed “adornano” anche un semplice completo blu o grigio. Se è vero che la donna è la regina dell’accessorio, calze scure (lunghe!), gemelli ai polsini, cravatta ben annodata e “pocket square” completeranno il vostro outfit da veri gentlemen e non vi faranno mai “sfigurare”. Per la sera dobbiamo solamente ricordare che il “tight” o mezzo “tight” sono banditi dopo le 18 ed i colori, al calar del sole si fanno più scuri. Direi no al gessato e sempre si alla camicia bianca, con polsino “a gemello”. magnus-omme-blog-photography-sydney-wedding-cufflinks

Per il resto, se il matrimonio non è il vostro…godete finché potete! 😉

Alla prossima 😉

 

Aboutaman

The season change of clothes … all garbage?

Due volte l’anno siamo alle prese con l’ormai noto rituale del “cambio di stagione”  e la domanda, che sia primavera o autunno, è sempre la stessa…ma come ho fatto lo scorso anno a mettere questo pantalone o questa giacca? E’ larga, lunga…insomma è strana fino al punto da non sembrare più la stessa che ci ha fatto battere il cuore quando l’abbiamo acquistata…. Ma come mai accade questo? La risposta appare più semplice di quanto si pensi. Mentre i nostri preziosi e costosi capi sono rimasti chiusi nell’armadio per un’intera stagione, il mondo è andato avanti! Nuove mode, nuovi colori, nuove tendenze di stagione si sono pian piano affermate e poi impadronite della nostra mente, come un virus silenzioso, impercettibile, che al momento giusto viene fuori prepotentemente e ci formatta tutto il sistema, rappresentato, in questo caso dal guardaroba, o meglio della percezione che abbiamo di “lui”.

E’ evidente che in tempi di crisi questo ragionamento è positivo perché fa muovere l’economia in un senso o nell’altro facendo si che si vadano a riempire virtualmente e non solo due grandi contenitori, uno destinato al sarto, per le modifiche “di attualizzazione” ed uno alla dismissione…In entrambi i casi ci sembrerà di essere rimasti nudi, perché nulla ci apparirà attuale ed “indossabile”…signori il virus ha colpito di nuovo 😉

Come rimediare? Prima opzione, se abbiamo una di quelle carte di credito a disponibilità illimitata possiamo contattare un personal shopper e chiedere il miracolo di rinnovare per noi il guardaroba, ma capisco che questa opzione è selezionabile da pochi. A tutti gli altri  consiglio di selezionare i capi dividendoli per anzianità, prendendo e mettendo da una parte quelli che non abbiamo indossato neanche la scorsa stagione, poiché è con ragionevole certezza non li indosseremo neanche quest’anno. Dopo questa prima ma fondamentale scrematura, vediamo cosa rimane per poi selezionare cosa è recuperabile e cosa no. In particolare il consiglio è quello di provare a far adattare alle tendenze attuali i capi di maggior valore e pregio a livello non sono di prezzo ma di tessuto o magari quelli a cui siamo più affezionati. Per questa operazione di adattamento/attualizzazione ci vuole il sarto, che in questo periodo diventerà il nostro migliore amico 🙂 Tutto il resto del guardaroba vi consiglio di regalarlo o, se avete una soffitta, di riporlo in quel baule che i vostri figli tra venti o trent’anni apriranno trovando tutto di grande attualità  🙂

Il capo che è spesso oggetto dei maggiori “aggiornamenti” in fase di cambio di stagione è il pantalone. E così dopo averlo stretto “a dovere” (ne abbiamo parlato qui altrettanto importante è anche capire come e quando fare il risvolto del fondo, 

Ci sono regole al riguardo? Va fatto sempre? Se si quanto alto? Tutte domande legittime, ma che purtroppo non hanno una risposta univoca, poiché ancora una volta dipende da alcune variabili imprescindibili che devono essere analizzate per dare la corretta risposta.

Il risvolto ha la sua origine, storica o mitica che sia, nel gesto di arrotolare i pantaloni per salvarli dagli schizzi di fango. Fino agli anni ’30 molti uomini portavano i pantaloni risvoltati sensibilmente più corti, in modo che dessero l’impressione di essere stati arrotolati lì per lì. Dunque il risvolto nasce in campagna e con uno spirito disinvolto, in cui la praticità prevale sul protocollo. È per questo motivo, non per qualche odioso comandamento, che in alcune condizioni è meglio evitarlo. Detto questo l’unico divieto nel fare il risvolto ci viene proprio in quelle occasioni assolutamente formali che invece farebbero pensare il contrario. Infatti il risvolto è assolutamente da evitare nel frac, tight e smoking.

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In tutti gli altri casi il risvolto non è vietato, pertanto se piace si può sempre fare. Però la seconda domanda che ci poniamo è, quanto alto lo si deve fare? Beh diciamo che mentre gli amanti delle buone maniere ed i più rispettabili manuali di sartoria parlano di’ “altezza aurea” che non dovrebbe superare i classici 2,5 cm, c’è poi tutta una serie di altrettanti esperti e sostenitori del mondo “bespoke” che lo preferiscono di un generoso 4 cm. E quindi? Confusione? Non proprio…

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Vero è che non esiste una regola precisa  e quindi la scelta deve necessariamente valutare la figura, ossia la corporatura: un uomo non troppo alto dovrebbe evitare il risvolto superiore ai 2,5 cm perché tenderà ad accorciare la gamba. Inoltre si dovrebbe optare per un pantalone taglio slim, portato corto, così da compensare l’ effetto del risvolto. Inoltre il risvolto è sempre consigliabile quando si vuole dare al proprio outift un aspetto casual, come nel caso dell’abbinamento con una giacca sportiva. Abbiamo detto però che il risvolto accorcia la gamba, quindi attenzione, poiché un uomo di media altezza viene penalizzato dal risvolto, laddove una gamba lunga e stretta appare valorizzata, potendo in quest’ultimo caso anche arrivare ad un’altezza di 4,5/5,0 cm.

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Infine una tendenza che si sta affermando negli ultimi tempi è che anche il jeans possa essere portato con risvolto, sia fatto ” a macchina” ma sopratutto “arrotolato” a mano, donando allo stesso una peculiarità unica che non vi farà passare inosservati 😉

Buon cambio di stagione 😉

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Aboutaman

La sartoria napoletana diventa “Giuliva”

 

MostreL’occasione era la mostra dei cento pittori che due volte l’anno viene organizzata dall’omonima associazione nella pittoresca ed unica cornice romana di via Margutta. Giornata soleggiata e mite, capace a mettere chiunque di buon umore nel sottomesso brusio di una tarda mattinata di inizio maggio. Se già questo sarebbe bastato per incorniciare la giornata tra i ricordi più piacevoli, a me è capitato di più, molto di più.

Il cancello del civico 53b schiude al suo interno, sulla destra il sogno di ogni cultore del bel vestire, a cui due amici e profondi conoscitori delle buone maniere hanno dato il nome di “Giuliva“. Così hanno voluto chiamare la loro Sartoria, che definire tale è assolutamente restrittivo. Un salotto, di quelli buoni, in cui forse una volta avremmo trovato a conversare Oscar Wilde o Lord Brummell, intenti a disquisire su quel mondo che si può sintetizzare in “bespoke“, ossia “su misura”, lontano anni luce dalle confezioni e da tutto ciò che è fatto “in serie”.

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Mi accoglie Vittorio, uno dei due fondatori, con un sorriso contagioso e quell’aria di “amico da sempre” che oggi è sempre più raro trovare, soprattutto in certi ambienti. Poco dopo, scende dal secondo piano Gerardo, affascinante avvocato, che insieme al suo amico, prima che socio, ha voluto dare concretezza ad un progetto maturato in anni di passione e dedizione.

Ancorché originari di Salerno, Vittorio vive a Roma, mentre Gerardo fa “il pendolare” tra Roma e Napoli, dove esercita anche la professione forense, ed è a Napoli che si trova il laboratorio dove vengono realizzati materialmente gli abiti, nel rispetto della tradizione e con la maestria che ha reso famosa la sartoria napoletana nel mondo. 

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Da subito mi hanno aperto le porte della loro sartoria, invitandomi nel salottino, vero concept posto al secondo piano, dove il dialogo diventa ricco di aneddoti ed esperienze vissute, e dove Vittorio e Gerardo trasmettono il loro sapere come farebbe un vero amico, senza presunzione o arroganza, ma con parole che nascono dalla passione di chi ha fatto della sartoria, una ragione di vita.

Scendendo al primo piano troviamo la zona ready-to-wear, dove è possibile scegliere i tessuti, spaziando da Drapers e Dormeuil ad Holland & Sherry, senza tralasciare Loro Piana, e dove si prendono le misure del cliente, rigorosamente senza cartamodello, ci tiene a precisare Gerardo, ed è quindi il luogo deputato alla vera e propria consulenza e conoscenza, affinché ogni creazione sia unica e differente, riuscendo nel contempo a soddisfare al meglio le aspettative del cliente.

La prima domanda che mi è venuta in mente è stata proprio quella che non ho fatto, perché dal modo di raccontarsi, seppur brevemente, ho capito che per Vittorio e Gerardo è uno stile di vita, prima ancora che un lavoro e, pertanto il temine “Giuliva” non può che rappresentare il modo di affrontare la vita, con stile, eleganza ma anche leggerezza.

Da amante della sartoria napoletana ho ritrovato nella Sartoria Giuliva, tutti gli elementi che caratterizzano lo stile partenopeo. Giacche dal “cran” molto aperto (anche se dovrei dire sgarzillo come lo chiamano a Napoli), revers mai sotto i 10 cm, collo alto, e giromanica a camicia sono solo alcuni dei tratti distintivi della sartoria napoletana che oggi trova in Vittorio e Gerardo un indirizzo romano di riferimento.

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Via Margutta 53b è il luogo dove il passato rivive nella passione della vera sartoria di un tempo, lontana anni luce dal mondo dell’omologazione e nello stesso tempo profondamente legata allo stile attualizzato ma sempre unico, che solo un capo fatto “su misura” saprà regalarvi.

Alla prossima

Aboutaman

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