sartoriale

David Saddler…ritorno al futuro

Cari lettori,
navigando in rete in questa calda estate, tra tuffi veri e quelli nella memoria ho trovato un nome che ha subito riportato alla mente la mia adolescenza quando ancora “acerbo” muovevo i primi passi tra l’abbinamento di una giacca e la scelta di una scarpa, o quando al compimento dei 18 anni consumai la mia prima, vera “missione” da gentleman…trovare l’abito per festeggiare l’entrata nella maggiore età.

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Il nodo del ‘gentleman’

Cari lettori,

l’enciclopedia Treccani definisce gentiluomo “chi, pur non essendo nobile di nascita, rivela educazione fine, indole cavalleresca, modi signorili e rettitudine di costumi”. Ecco, in questa definizione non ci sono riferimenti al modo di vestire, eppure si tende ad associare alla parola gentiluomo una persona “vestita bene”. (more…)

Lanieri…il “made to measure” che non ti aspetti

Cari readers,

si parla tanto di capi su misura, di sartorialità, di capi esclusivi, quasi cuciti sulla pelle del cliente, ma tutto questo parlare ha generato anche tanta confusione. E così, come in ogni campo merceologico, anche i vestiti da uomo, hanno i loro “distinguo” ed i loro “però”.

A tutti sarà capitato di vedere due abiti apparentemente uguali ma con prezzi completamente diversi…potrebbe essere che in un caso il venditore applica un “mark up” maggiore rispetto all’altro? Potrebbe…ma spesso non è così, o non solo.

Differenze di prezzo lievi possono essere legate alla filiera produttiva o a qualche dettaglio rifinito meglio (una fodera interna di qualità, un punto sul rever dato in più..) ma difficilmente si tratta di capi tra loro differenti quanto a provenienza e tessuto.

Quando poi il divario di prezzo diventa importante, allora dobbiamo “accendere” la lampadina…un motivo, ci sarà sempre e solo capendolo saremo in grado di fare una scelta consapevole del “nostro” abito 😉

Tutto questo per dire che a volte, l’importante è sapere, ed accettare di acquistare un capo per quello che è. Al riguardo ho da poco scoperto un sito on-line che permette di configurare completamente il proprio abito, giacca o semplice pantalone, prendendo da soli le misure ed inviandole per email. Niente di più semplice, dal momento che il sito guida passo passo fino al completamento dell’ordine.

http://www.lanieri.com

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Effettuato il pagamento, bisogna aspettare circa quattro settimane per avere il proprio abito a casa, bello e confezionato; i dati relativi alle misure inizialmente inviate on-line vengono salvate, creando un cartamodello del cliente per futuri acquisti.

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Niente di più semplice…ed in effetti lo è però….c’è sempre un però dal momento che un abito completo parte da meno di 500 euro ed in sartoria (classica), una cifra del genere non  basta neanche per la giacca…Il segreto, se così si può chiamare, è che la lavorazione non è un bespoke stricto sensu, ma un made-to-measure di qualità, totalmente made in Italy. Il loro punto di forza? Una buona possibilità di personalizzazione sull’abito, ad un prezzo ragionevole. Ovviamente il confronto con la sartoria “tradizionale” è difficile da fare, in quanto siamo abituati ad andare dal sarto e pian piano costruire un abito, con diverse prove, tante impunture, tanti segni di gessetto…quì invece nulla di tutto ciò, ed addirittura, recandosi presso uno dei loro temporary store (ad esempio ora sono presenti a Londra dal 21/10 all’8/11 in Old Street Station) che vengono regolarmente allestiti nelle principali città Italiane ed Europee, si ha a disposizione un camerino/body scanner 3D a infrarossi che permette di ricreare le misure anatomiche del cliente in pochi secondi. In pratica, l’infrarosso colpisce la superficie del corpo, e in questo modo si creano dei punti. Sulla base di ciò il software crea le misure del cliente, che saranno salvate all’interno del profilo online e che, soprattutto, potranno essere riutilizzate per acquisti futuri. Come detto, tuttavia, sul sito si possono comunque inserire le proprie misure senza passare dallo scanner, e accedere ai servizi che puntano alla personalizzazione del prodotto.

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Una terza possibilità offerta nella delicata fase iniziale della misurazione del cliente, viene offerta dalla Lanieri, attraverso la prenotazione al proprio domicilio di un esperto che aiuterà nel definire le misure e saprà consigliare su tessuti ed abbinamenti…che volete di più?

Alla prossima!

Aboutaman

John Lobb…fiercely expensive

Acquistata dal Gruppo Hermès nel 1976, la Maison JohnLobb ha il suo atelier in Rue Du Faubourg Saint-Antoine a Parigi. Dopo l’acquisto si iniziò il pronto in taglia in Inghilterra, lasciando il solo “bespoke” nella capitale francese. Come per un abito di sartoria, anche per le scarpe sono necessarie cinquanta ore lavorative per la produzione, che salgono a settanta per uno stivale complesso. Tutti i modelli passano nelle mani di esperti artigiani per realizzare modelli unici nel loro genere per soddisfare i sogni dei loro clienti.

images (1)Il fondatore, John Lobb, nacque nel 1829 a Tywardreath in Cornovaglia da una famiglia di umili origini. Nel 1863 ricevette il Royal Warrant, divenendo il fornitore ufficiale di calzature del principe Edoardo. L’azienda conserva ancora questa onorificenza vestendo la regina Elisabetta, il duca di Edimburgo e il principe di Galles. Il negozio, aperto nel 1849 in St. James Street, divenne in poco tempo luogo di incontro di attori teatrali, cantanti d’opera, politici, scrittori e uomini d’affari (tra cui Ernico Caruso, Bernard Oppenhaimer, Guglielmo Marconi e Joseph Pulitzer).

I metodi tradizionali del suo artigianato le hanno fatto acquisire nel tempo un ricco patrimonio, che tuttora conserva. Ora è accessibile a un pubblico internazionale più grande: la compagnia mantiene la tradizione di produrre a mano scarpe su ordinazione e su misura a Parigi, conservando così le sue origini, mentre produce scarpe pronte da indossare (non su misura) per la maggioranza dei compratori.

Tutto è fatto a mano e guai a parlare di lavorazione goodyear!: da john lobb anche le suole sono cucite a mano, senza l’ausilio di macchinari. L’età degli artigiani varia dai 20 ai 60 anni.

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Il vasto ventaglio di pellami fa sì che il cliente possa sbizzarrirsi nella scelta del cuoio, che sia esso pelli bovine o camosci, strettamente selezionati, o altri tipi di pelli più esotiche, come il coccodrillo. Anche i colori variano secondo le scelte personali del cliente: per le scarpe di cuoio classico si opta per colori più per i grandi classici, quali il “Deep Blue”, un blu molto scuro che tende verso il nero,il “Gold”, un marrone molto brillante, e il nero classico. Per coloro che scelgono invece le pelli esotiche, si possono realizzare scarpe con colori più eccentrici, come il verde o il giallo.

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Sebbene non mi piace parlare di prezzi, mi scuso per la mancanza di eleganza ma, in questo caso è quasi dovuta. Infatti, la cifra (iniziale :-)) per un paio di scarpe “Made to Measure” è di circa 4.000 euro.

Alla prossima!

Aboutaman

Ph. credit: thebespokedudes

 

La giacca napoletana svela i suoi segreti… la grande bellezza

Cari readers,

mi viene in mente un recente film che ho visto da poco, “La grande bellezza”, e non riesco a non pensare alla perfezione di uno smoking con i revers a lancia, alla manica “a mappina” di una giacca tagliata impeccabilmente, al volteggio segreto di una pochette che si affaccia da un taschino dell’acclamato protagonista Joe Gambardella, il personaggio che Tony Servillo interpreta nel film. Con le sue giacche colorate e la sua insolente eleganza, ha conquistato i dandy di tutto il mondo.

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A mio modesto parere, tutto questo clamore intorno al personaggio, discutibile, ma senz’altro affascinante, non fa altro che avvicinare anche i più scettici al meraviglioso mondo del “su misura”. Ricordo, infatti che alcuni degli abiti indossati da Tony Servillo nel film sono stati per lui confezionati dalla Sartoria Attolini….quell’Attolini (Vincenzo) a cui si attribuisce la nascita della giacca “svuotata”, o a camicia, tratto distintivo della sartoria partenopea.

Pertanto, mosso dalla curiosità di approfondire l’immaginario percorso intrapreso nel precedente articolo, il focus oggi riguarda la parte alta della giacca napoletana, ossia il bavero ed il collo. 

Il bavero (revers)

Il bavero della giacca ha un fascino incompreso. La moda, con qualche rara eccezione, lo vuole piccolo, stretto, quasi infinitesimale. La sartoria, per fortuna, lo fa largo, bello, adeguato al torace e alla personalità di chi lo indossa. Una volta un sarto disse: “Più il bavero è largo, più la giacca sembrerà stretta in vita”. Si riferiva all’effetto ottico per cui un bavero grande copre di più il davanti della giacca, facendolo sembrare più piccolo. Di norma, la sua larghezza dovrebbe essere proporzionata alla statura della persona. Dieci, undici o dodici sono i centimetri preferiti in sartoria, contro gli otto, i sette e a volte anche sei centimetri delle giacche di confezione.

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Il bavero “a lancia”, tipico del doppiopetto, è più formale, ma può anche dare un tocco di stile ad un semplice abito mono petto. Tradizionale, “a lancia” o “a scialle” che sia, la magia del revers sartoriale sta nel suo disegno a mano sul cartamodello. Il risultato è una “pancia” o una punta ogni volta diverse. C’è chi lo fa più pesante, mettendo all’interno tela, crine di cavallo e pelo cammello, come da tradizione nella sartoria milanese; c’è chi lo fa leggero, come a Napoli, inserendo solo uno strato di tela da 150 grammi; c’è chi, infine, non mette nemeno la tela all’interno, preferendo il cotone. Un consiglio: per avere conferma che un bavero è sartoriale, bisogna guardare al di sotto. Si troverà una nuvola di punti con la funzione di fermare il tessuto sulla tela.

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Il collo

Tratto distintivo della giacca, inoltre, è il collo. La sartoria napoletana lo preferisce alto, mentre le scuole sartoriali nordiche sono più inclini a farlo basso. E’ una zona particolarmente delicata della giacca, perché è lì che l’occhio esperto cade per vedere se il capo ha una buona vestibilità; infatti una regola unanimemente approvata in questo campo è sicuramente quella per cui il collo della giacca non deve “scollare”: la giacca, quando è abbottonata, deve stare attaccata al colletto della camicia, specialmente sul dietro, nonostante i movimenti. Questi ed altri dettagli fanno la differenza tra un capo solo “costoso” e un capo “fatto bene”.

Il “cran”

Il “cran”, termine che oscilla tra il cacofonico e lo sconosciuto. Divenuto celebre a Napoli con il più affabile nome di “sgarzillo”, è quell’angolo che si crea tra il collo e il bavero; normalmente ha un’ampiezza inferiore a 90° ed è detto “a bocca di pesce”, molto comune sia in sartoria che nelle giacche di confezione. La celebre sartoria bitontina Sciamát ha registrato, invece, un cran a 90°, rendendo riconoscibili a distanza le sue rivoluzionarie giacche. La maggiore ampiezza è frutto di un bavero molto generoso che, andando quasi a sfiorare la spalla crea inevitabilmente un angolo retto tra collo e bavero stesso.

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Cran a 90°

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Cran a “bocca di pesce”

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Cran brevettato dalla sartoria “Sciamàt”

Alla prossima!

Aboutaman

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