Cari lettori,
l’enciclopedia Treccani definisce gentiluomo “chi, pur non essendo nobile di nascita, rivela educazione fine, indole cavalleresca, modi signorili e rettitudine di costumi”. Ecco, in questa definizione non ci sono riferimenti al modo di vestire, eppure si tende ad associare alla parola gentiluomo una persona “vestita bene”. Per questo motivo, oggi torniamo a parlare di ciò che distingue il vero gentleman da chi solamente “si atteggia” a tale, e per farlo “scomodiamo” lei, madame la cravatta. Alcuni lettori mi hanno chiesto come mai da quando ho iniziato a scrivere questo blog ho parlato solo marginalmente di questo accessorio maschile. La risposta è semplice, volevo studiare bene il significato e la simbologia della cravatta ai giorni d’oggi senza cadere nella facile tentazione di fare una pedissequa riproduzione di wikipedia, oppure descrivere le decine di modi e di nodi con cui si può annodare la cravatta.
Ciò che a me piacerebbe trasmetterVi, cari lettori, è che la semplicità, anche in questo caso, è la scelta migliore. Per fare questo cito Francesco Marino, storico produttore napoletano di cravatte, che alla domanda sul nodo perfetto, risponde che si ottiene solo “stracciando la cravatta”. Poche parole che celano una verità: il nodo lasco è inguardabile. Ci sono pubblicazioni che hanno individuato ben ottantacinque varianti sul tema “nodo della cravatta”, ma la maggior parte dei gentiluomini alla lettura converrà sulla bellezza senza tempo del semplice o del doppio. A tal proposito Giorgio Ricciardi, fondatore del marchio di cravatte Giorgio Napoli, cita Lord Brummell con il suo “la vera eleganza sta nel togliere”, che traduce l’anglofono “less in more”, lasciando gli intrecci complicati ai vari tutorial che girano in rete. Elegante tendenza, apprezzata da chi scrive è, invece, quella di creare un nodo sospeso, che non si affloscia sulla camicia, ma assomiglia piuttosto ad un arco, se visto di profilo. Il segreto per ottenere quest’effetto? Basta stringere la cravatta al punto giusto e acquisire un po’ di manualità.
In genere sulla cravatta le domande più ricorrenti sono due: Che nodo fare? Quanto dev’essere larga?
In merito alla prima domanda, il nodo dipenderà dal tessuto e dalla consistenza della cravatta. In genere è da preferire un nodo doppio nei tessuti in seta, morbidi e fini, al fine di creare la giusta consistenza e simmetria, mentre nel caso di twill, lane e cashmere, è più indicato un nodo ad un giro, quindi semplice. Fondamentale è in entrambi i casi, che il nodo crei la cosiddetta “fossetta” al centro.
Quanto alla larghezza, siamo passati dal “padellone” di 15 cm negli anni 80 a delle sottilissime ed insignificanti cravattine da 5 cm negli anni 90. Oggi, per fortuna, è pacifico ritenere opportuna una larghezza di 8 o 8,5 cm. Foderata? Sfoderata? 3, 5, 7, 12 pieghe? Anche qui si sprecano le corse al rialzo. Un trend molto elegante è, a mio modesto parere, la cravatta sfoderata, con una leggera teletta all’interno.
Infine non dimentichiamo che Oscar Wilde, nella sua opera “L’importanza di chiamarsi Ernesto” afferma che «Una cravatta bene annodata è il primo passo serio nella vita». Per cui la cravatta non rappresenta solo un vezzo estetico, in grado di far trasparire gusto e personalità di chi la indossa, ma esprime la valenza culturale ed educativa di un individuo.
Alla prossima!
Aboutaman
Grazie Mille Alessandro per L’ ottimo articolo.