doppio petto

Non chiamatelo Paltò…

Cari lettori,

come disse qualcuno, “i tempi sono maturi” ed è ora di far uscire i cavalli di razza dall’armadio. Si avete capito bene, perchè a mio modo di vedere, nel guardaroba maschile, un cappotto è un po’ come una fuoriserie, qualcosa da avere, custodire, esibire e, perchè no, tramandare…

Senza banalizzare dicendo che il cappotto è per sempre, paragonandolo ad un diamante, è pur vero che nessun capo maschile, anche se di buona qualità sarà più fedele alleato sfidando con noi, le mode e le stagioni.
Sin dall’antichità l’uomo ha sempre coperto i propri abiti utilizzando pellicce e mantelli di lana. Una abitudine dettata non solo da ragioni climatiche ma soprattutto per esprimere la propria appartenenza ad un ceto sociale. Era sempre un sottoposto, quindi chiaro atto di servilismo, colui che aiutava un altro ad indossare il cappotto.

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Tutti conoscono la differenza dettata dall’abbottonatura, distinguendo il monopetto dal doppiopetto, ma non tutti sanno che esistono dei modelli ormai codificati e che a pieno titolo sono entrati a far parte della storia della moda: andiamo a conoscerli 🙂

crombie-black-retro-wool-coat-3254b-p14711-38656_image crombie-navy-retro-wool-coat-3254n-p14712-38662_imageCrombie-Retro-Coat

Il Crombie

E’ realizzato in lana pesante, perfetto quindi per il periodo invernale, il termine Crombie è presente nell’Oxford English Dictionary per descrivere il cappotto di lana da gentiluomo. La storia Crombie inizia nel 1805 quando John Crombie, figlio di una famiglia di tessitori scozzesi, fonda la sua sede ad Aberdeen. Un look senza tempo che ha visto il cappotto Crombie indossato da presidenti, famiglia reale inglese, star di Hollywood e le leggende del rock – come John F Kennedy, King George VI, Cary Grant e The Beatles. I modelli proposti da Crombie diversi, di cui il più iconico è senz’altro il Retro Coat: Silhouette slim, in lana Melton, monopetto e fly, riconoscibile dalla fodera interna di colore rosso, e dal colletto con dettaglio in velluto.

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British Worm
Denominato anche british worm overcoat è un cappotto di origine militare (anche se c’è chi sostiene che fosse già presente nel sec. XIX) infatti era utilizzato dagli ufficiali britannici durante la Prima Guerra Mondiale. In origine veniva realizzato in spessa lana melton (dalla citta Melton Mowbray). Nel dopoguerra, nel chiaro intento di nobilitarlo, nelle versioni in cachemire e cammello. Caratteristiche: lungo sotto il ginocchio, può essere mono o doppiopetto, in colori chiari, grandi tasche e taschino, profondi revers e lance a punta, mostrine e bottoni (numero 6) in cuoio, spacco centrale posteriore, bottoncini sulle maniche. Gli intenditori lo acquistano da Gieves & Hawkes o lo fanno confezionare in sartoria. Nella sua versione lunga ricorda il trench, anch’esso di derivazione militare.

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Chesterfield
Cappotto, nato nel XIX secolo, che deve il nome all’omonima famiglia dei duchi di Chesterfield. Può essere a mono o doppiopetto, ma il modello più noto è il monopetto. E’ molto simile come costruzione ad una giacca e presenta simili caratteristiche, ossia lana grigia a spina di pesce; diritto o leggermente modellato; senza cintura; lunghezza ginocchio o al massimo 10/5 cm. sopra; tasche sono molto simili a quelle delle normali giacche; abbottonatura nascosta; colletto applicato in velluto nero; revers di media ampiezza; tasche orizzontali tagliate a filetto con pattina; taschino nella parte superiore sinistra del petto. Il modello a doppio petto presenta anche un piccolo taschino nella parte superiore sinistra del petto. Da evitare sopra gli spezzati ed abbigliamento casual. Il Chesterfield è il più classico dei modelli di cappotto da città, adatto sia di giorno, preferibilmente nei colori cammello e grigio a spina di pesce (con colletto di velluto), sia di sera, in antracite, nero e blu. 

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Covert
Nasce come modello da equitazione e da caccia, a ricordo di questa funzione rimane una grande tasca interna cucita all’altezza della coscia sinistra (serviva come contenitore per le munizioni). Caratteristiche: stretto e corto non supera il ginocchio ed assomiglia ad un Chesterfield monopetto; presenta quattro impunture parallele dette railroading, ai polsi e sul fond; due tasche orizzontali con patta; taschino in alto a sinistra; spacco centrale posteriore. Realizzato in twill leggero e compatto, tessuto inglese di lana chiamato covert, da cui il modello prende il nome. Un tempo molto pesante, fino 900 gr. al metro oggi è stato alleggerito intorno ai 450 gr. Solitamente si trova in marrone chiaro melange, con colletto in velluto marrone scuro.

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Ulster-Doppiopetto
Cappotto in Donegal Twee, deve il suo nome all’omonima provincia dell’Irlanda del Nord. Un modello in cui si manifesta la grande abilità del sarto che lo confeziona. Caratteristiche: lungo fino al polpaccio; revers molto ampi, da 12 a 15 centimetri, con asole su ciascuno di essi; otto bottoni, di cui due sotto il collo; manica a camicia; tasche applicate con patta; taschino (ma non obbligatorio), polsino intero ed alto 6 cm.; cannone posteriore profondo 15 cm. con spacco che inizia a 8-9 cm al di sotto della martingala, con sei bottoncini sbottonabili ai lati del cannone, due pieghe profonde 4-5 cm.; martingala alta 6 cm. in due pezzi chiusi con bottoni e asole; bottoni di corno. Un cappotto elegante adatto per uomini alti e magri, o bassi ma proporzionati. Nei toni del blu o grigio, su completi formali; in cammello, su spezzati. Il modello Ulster rispetto al Raglan presenta un giromanica verticale, un colletto molto ampio e una martingala. E’ quello che tra tutti preferisco.

 

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Montgomery
Denominato anche “duffel coat”, è un cappotto corto di origine militare. Infatti era in dotazione della Royal Navy come ottima protezione contro il vento e le intemperie. Reso popolare durante la seconda guerra mondiale dal generale britannico B. L. Montgomery. Caratteristiche: tipica chiusura con alamari in cuoio o legno; lungo tre quarti e tagliato diritto; realizzato in panno di lana; maniche lunghe; carrè intero sulle spalle; cappuccio (che non ha nessun altro cappotto) e tasche applicate. Il modello originale viene prodotto dalla casa inglese Tibbett nei classici colori blu o cammello. Cappotto casual per un abbigliamento informale, si trova in commercio nei colori del blu scuro, beige, ai frequenti quadri del tartan scozzese,verde loden, marrone, bordeaux, rosso, giallo.
Negli anni Sessanta, ebbe grande popolarità in Francia, si diffuse largamente tra studenti universitari e intellettuali divenendo il simbolo dell’abbigliamento anticonformista, informale e unisex.

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Loden
Prende il nome dall’omonimo tessuto prodotto con lana di pecora dal caratteristico pelo inclinato. Fabbricato originariamente nel Tirolo austriaco, nel Medioevo era l’indumento di pastori e contadini. In seguito fu adottato dall’aristocrazia austriaca per le divise da caccia. Caratteristiche: linea leggermente a trapezio; presenta il tipico sfondo piega verticale sul dorso e alette impunturate che nascondono la cucitura del giromanica; tasche con patta leggermente obliqua: colletto semplice; allacciatura con bottoni di cuoio. Il classico colore del Loden è il grigio ed il verde bottiglia. In cime alle mie preferenze, dopo l’Ulster.

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Raglan
Il nome deriva dal cognome del generale inglese F. J. M. Somerset Raglan comandante delle truppe britanniche nella guerra di Crimea (1854-55). Lord Raglan, iniziò ad adottare questo tipo di soprabito per nascondere la mutilazione di un braccio. Il termine è rimasto ad indicare la foggia di manica con tagli diagonali dall’ascella allo scollo, frequentemente utilizzato nei cappotti da uomo poichè permette movimenti più semplici. Caratteristiche: molto lungo ed ampio, caratterizzato dalle maniche attaccate da cuciture disposte a raggiera dalla base del collo, confezionato prevalentemente utilizzando la lana pesante o il tweed.

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Peacoat o Caban
E’ il cosiddetto giaccone da marinaio, diffuso ampiamente fra la gente di mare fin dal Settecento, dal Nord Europa al Nord America. Il Caban è un modello di cappotto che non ha subito variazioni nel corso del tempo, tranne per il fatto che viene utilizzato anche dalle donne. Caratteristiche: realizzato in pesante panno blu assai pesante (circa 800 gr); doppiopetto con sei grossi bottoni; ampi revers che si possono chiudere e allacciare con un sottogola; maniche a giro; due tasche scaldamani verticali; linea dritta; lunghezza a metà coscia.

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Pende il nome dal panno di lana con cui è prodotto che presenta riccioli esterni. Nato come panno povero dei contadini in seguiti fu adottato per l’abbigliamento da caccia per poi trovare spazio nel guardaroba del gentleman. Caratteristiche: doppiopetto, martingala e cannone sul retro; fodera verde bottiglia e collo di lupo o di volpe. Colori classici: arancio e verde. Negli ultimi anni anche le tonalità blu, senape, marrone, nero.

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Brooks Brothers
Prende il nome dall’omonima azienda fondata a New York nel 1918, che importò il modello dall’Inghilterra. È un classico americano degli anni Trenta e Quaranta. Doppiopetto con ampi revers impunturati, spalle segnate e grandi tasche applicate gli conferiscono una nota sportiva, la cintura può essere sostituita dalla martingala.

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Tirolese

Di taglio semplice, ha una vestibilità ampia e arriva fin sotto il ginocchio. Di collo rovesciato quasi a dolcevita, lunga apertura posteriore. Colore principale: verde.

A questo punto non vi rimane che scegliere il vostro cappotto preferito, ed uscire a far quattro passi 🙂

Alla prossima!

Aboutaman

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Doppio petto…siamo sicuri?

Cari lettori,

torniamo a parlare di classici del menswear maschile e lo facciamo partendo proprio da un capo “importante”. Storicamente, infatti la giacca doppiopetto, era riservata ad uomini di età adulta, ed ancora oggi nell’immaginario maschile è associata a determinate categorie professionali o ad un certo riferimento anagrafico. Ciò che a mio avviso ha sempre contraddistinto la giacca doppiopetto da quella monopetto è la “sicurezza”, nel senso che dobbiamo aver ben chiaro che, indossando un tale tipo di giacca avremo gli occhi puntati addosso e, pertanto bisogna avere una certa convinzione posturale e mentale nel portarla. (more…)

Streetstyle on my new “Vespa”

Cari readers,

sarà capitato anche a voi di ricevere un regalo di cui non sapete che farne, o non esattamente di vostro gradimento…magari un set di coltelli o una sciarpa “made in china”…chiaramente è successo anche a me e spesso il regalo è stato ben presto dimenticato, nel migliore dei casi, in qualche cassetto; ci sono poi quei tre o quattro regali che si ricordano per semp re, perché incredibilmente “fanno centro”.

Il mio ultimo compleanno era iniziato con il pensiero di essere ormai a pieno titolo dentro “gli anta” e quindi non si preannunciava troppo appetibile dal punto di vista anagrafico… ed in verità, è da quando hanno iniziato a darmi “del lei” che non trovo ci sia più molto da festeggiare 🙂 Beh mi sbagliavo…

2014-10-06 18.28.38Quest’anno, nel biglietto di auguri che mia moglie ha come sempre trasformato in poesia, ho trovato anche una chiave con relativo portachiavi…inequivocabilmente sapeva di andare sul sicuro ma di certo non mi aspettavo tanto…il tuffo nel passato è stato immediato ed i ricordi più belli sono tornati alla mente quando, diciottenne, me ne andavo spensierato al mare in sella alla mia vespa 🙂

Un bel “verdone” british con tanto di sella tabacco fanno innamorare anche gli scettici e così, un coup de coeur e siamo diventati inseparabili. Ovviamente, il confronto con il mezzo dell’epoca è schiacciante, la “nuova” vespa è migliorata, senza però tradire le linee ed il fascino che l’hanno resa famosa in tutto il mondo.

Vi lascio qualche foto di quella che ritengo un’operazione “vintage” molto “azzeccata”, di questi tempi in cui c’è grande voglia di anni 80, resi però attuali da un bel mesh-up tecnologico.

Alla prossima!

Aboutaman

Wearing: //Lardini Jacket  //Santoni shoes // Dandy’s trousers //H&M bag //Erreffe shirt //Cenci tie //Rayban sunglasses //Lorenz watch //LML Star automatic 150 Motorbike

 

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Walking in Florence…Pitti Uomo 2014

Cari readers,

come accennato nei precedenti articoli, ho avuto la fortuna ed il piacere di partecipare all’ultima edizione del Pitti Uomo. Nei prossimi giorni scriverò al riguardo, ma pregustando l’attesa, come è giusto che sia, vi lascio alcuni scatti che abbiamo fatto prima di andare alla vera e propria manifestazione, pensando che non si poteva celare la bellezza di una città come Firenze, sintesi perfetta di cultura, storia e fascino…

Sono stati giorni intensi e stancanti, ma spero, guardando le foto, che ne sia valsa la pena… 🙂

Alla prossima!

Aboutaman

Wearing: Jacket: Lardini linen/cotton/Trousers: Henry cotton’s /Shirt: Erreffe Roma/Tie: Barba Napoli/Loafer: Church’s  /Sunglasses: Rayban wayfarer ice pop /Bag: Filofax/Pocket square: Barba Napoli/Watch: Omega seamaster vintage

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Pitti Uomo…presente!

Cari readers, con soddisfazione ed una quasi infantile gioia vi comunico che, quest’anno al Pitti Uomo, ci sarò anch’io!

Chiaramente il primo, profondo pensiero è: come mi vesto? Ci sono alcune variabili assolutamente da non sottovalutare.

  1. E’ vero che è giugno ed il giorno 21 entrerà a pieno titolo l’estate, ma guardando dalla finestra mi sembra di stare ai tropici, in balia delle tempeste tropicali. E la cosa peggiore è che tutta, o quasi la settimana sarà così.
  2. Tenendo conto del punto 1) vorrei un outfit che permetta di traghettarmi per l’intera giornata, in un misto di eleganza e comodità.
  3. Non ho assolutamente in mente cosa indosserò, ma di certo so cosa non voglio. No ad abiti troppo “formali”. Non sono un espositore, non sono un acquirente, in effetti cosa sono? 🙂

Detto questo ho ancora qualche ora per organizzare il look e per questo non vorrei sprecare tempo ma neanche pensarci troppo su. Credo che le cose più belle siano quelle naturali, pensate al momento, senza tante costruzioni mentali.

Vi lascio con alcune idee ed abbinamenti.

Voi cosa indossereste?

Alla prossima!

Aboutaman

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